IL NUMERO

1.700.000

Sono 1.700.0000 i trentenni laureati in Italia, nel 2017. Di questi, 4 su 10 sono senza lavoro o sottoccupati. Secondo i dati dell’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, riportati in un articolo di Rita Querzè sul “Corriere della sera”, 344.000 di essi (pari al 19,5%) non lavora e un ulteriore 19% (336.000) ha un impiego inferiore alla propria posizione, per fare il quale inoltre non è richiesta la laurea.

In sintesi solo il 61,5% dei giovani laureati riesce a mettere pienamente a frutto il proprio titolo di studio. Un quadro desolante, a fronte del quale, tuttavia, essere laureati offre maggiori possibilità di lavoro (tasso di occupazione dei trentenni laureati 81,3%) rispetto all’avere la licenza media (tasso di occupazione 57%).

«Il vantaggio nel possedere un livello di istruzione più elevato (e poterlo “spendere”, esercitando un’attività professionale) – spiega Rita Querzè – è più marcato per le donne trentenni, specie nel Mezzogiorno. In generale, senza considerare l’età, il tasso di disoccupazione dei laureati nel 2017 in Italia era del 6,5% contro una media Ue del 4,6%. Le lauree però non sono tutte uguali. Quelle scientifiche garantiscono una maggiore aderenza tra studi e tipo di occupazione. Record negativo per i laureati in lingue: più di uno su due occupa un posto non consono al titolo di studio conseguito. Il titolo di studio “pesa” in busta paga: la retribuzione mensile media dei laureati dipendenti, infatti, è pari a 1.632 euro, ovvero il 30% in più di un occupato con la licenza media (1.139) e del 20% di un diplomato (1.299)».