IL NUMERO

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Il 10% del prodotto interno lordo mondiale è nei conti offshore: 7,8 trilioni di dollari. Di questa incommensurabile quantità di denaro che potrebbe sfamare più di un continente, 220 miliardi escono dall’Italia.

I dati arrivano dalla Banca dei regolamenti internazionali, la più antica istituzione finanziaria internazionale, con sede a Basilea, che li ha resi disponibili, consentendo di incrociare e provare a tracciare i soldi nelle banche offshore. Questi numeri sono stati oggetto di uno studio da parte di tre economisti europei esperti in paradisi fiscali, Annette Alstadsaeter, Niels Johannesen, Gabriel Zucman, secondo i quali imboscare denaro sembra essere uno “sport mondiale”. Se gli israeliani, i russi, gli arabi e i nababbi kenioti sono tra i più attivi con le banche offshore, con una media di depositi pari al 40-60% dei loro Pil nazionali, gli americani e gli europei non sono da meno.

Gli italiani hanno portato fuori dal Paese una cifra equivalente al 14% dell’attuale Pil, i cugini francesi viaggiano sul 15,4% e i tedeschi sul 16% dei rispettivi Pil.

Lo studio aggiunge che le 2000 famiglie più ricche di Francia e Inghilterra, cui hanno aggiunto le 1.500 più ricche di Spagna, hanno portato nei conti offshore la metà del patrimonio.

L’80% dei 7.800 miliardi di dollari che, secondo i tre economisti, sono presenti nei paradisi fiscali  appartiene allo 0,1% dei ricchi del mondo, mentre la metà di quei soldi è concentrata nelle mani dei super ricchi, un gruppo ancora più ristretto che rappresenta lo 0,01% della popolazione mondiale.

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