Per la giornata di oggi avrei potuto scegliere di ricorrere al 1906, anno in cui fu assegnato il primo Nobel ad un italiano (Nobel per la Letteratura al poeta Giosuè Carducci), oppure ricordare la scomparsa nel 1985 di uno fra i più geniali registi del Novecento, Orson Welles. Invece ho deciso di raccontarvi la storia di una “maglia nera”, di un personaggio che, se fosse stato un cantante, avrebbe dominato la classifica di Schif Parade, trasmissione radiofonica del 1972 condotta dai Malalingua, ovvero i cattivissimi Luciano Salce e Bice Valori.
Ed Wood, però, non era un cantante, di mestiere faceva il regista ed era nato il 10 ottobre 1924 a Poughkeepsie, Stati Uniti. Già l’impronunciabile nome del luogo di nascita non pareva suonare di buon auspicio e la sua disastrosa carriera, coronata dall’appellativo inflittogli dai critici di “peggior regista di tutti i tempi”, ne ha confermato il fallimento in vita.
Fallimento in vita, perché dopo la sua morte è diventato per molti un autore di culto, sempre pessimo per la verità, ma di culto, nonché uno dei padri dei cosiddetti b-movie. Per questo Ed Wood deve ringraziare in particolare il folgorante film in bianco e nero di Tim Burton, vincitore di due Oscar, con Johnny Depp nella parte del regista (Ed Wood, USA 1994).
Ed Wood, quello vero non quello della finzione “burtoniana’” realizzò Glen or Glenda, il suo primo lungometraggio, nel 1952, dopo parecchie difficoltà. Si trattava di un lavoro in qualche modo autobiografico perché aveva come tema il travestitismo e Wood amava molto vestirsi da donna, indossando biancheria di pizzo e soprattutto maglioncini d’angora rosa. Nel film recitava anche una stella ormai in declino del cinema hollywoodiano, Bela Lugosi, che a causa dei suoi problemi finanziari collaborerà anche ad altri film di Wood: Piano 9 dall’Iperspazio e Bride of the Monster. Nel film di Burton Bela Lugosi era interpretato da Martin Landau che vinse Oscar e Golden Globe come miglior attore non protagonista.
A causa dell’insuccesso dei suoi film Ed Wood, coperto dai debiti, ripiegò sul genere hard-core, senza che la sua situazione finanziaria ne ricevesse qualche apprezzabile beneficio; morì per un attacco cardiaco a soli 54 anni, il 10 dicembre 1978 a Los Angeles.
Wood non avrà avuto gran meriti artistici ma gli va riconosciuto un talento che ai suoi tempi non era apprezzato: l’essere anticonvenzionale e, come si usa dire oggi, not politically correct.