Sono passati quasi sessant’anni da quel 12 luglio 1962 quando i Rolling Stones debuttarono sul palco del Marquee Club di Londra. La band blues che si doveva esibire come al solito nel locale ebbe un contrattempo e venne sostituita all’ultimo momento da un gruppo di sei emeriti sconosciuti di un nuovo gruppo rock, tra i quali già spiccavano Mick Jagger, Brian Jones e Keth Richards. Il pubblico era ancora poco, un centinaio di persone, e la band si chiamava ancora “Mick Jagger and the “Rollin’ Stones” – solo dal 1963 cominciarono effettivamente a chiamarsi Rolling Stones, sostituendo l’apostrofo di Rollin’ con la g – ma i segni di un grande futuro già si intravedevano. Da qui inizia la parabola della band britannica destinata a segnare una svolta radicale nella storia del rock.
Subito misero in risalto un loro fare trasgressivo, tanto da essere definiti “brutti, sporchi e cattivi” se confrontati ai ben più rassicuranti Beatles, anche se tale contrapposizione fu volutamente messa in risalto dagli stessi Rolling Stones che si atteggiavano in modo decisamente antitetico rispetto ai Beatles (con i quali ebbero, al riparo dei riflettori, sempre un ottimo rapporto di stima e amicizia), in modo da proporre in questo modo un modello musicale alternativo.