LA DATA

12 luglio 1991

Che gli italiani abbiano fantasia è fuori discussione. Che questa fantasia abbracci tutti i campi della vita sociale, dalla cultura, all’arte, al lavoro, alla politica è altrettanto fuori discussione. È forse per questa innata propensione, accompagnata dal prendersi poco sul serio che il 12 luglio del 1991, venne fondato a Roma il Partito dell’Amore, abbreviato PdA.

Ideato e organizzato dal manager del porno Riccardo Schicchi, insieme a Mario Biuzzi, che ne diventò anche l’ideologo politico, aveva nelle pornostar Moana Pozzi e Cicciolina, già eletta deputato nel 1897 nelle file del Partito Radicale e prima diva dell’hardcore a entrare in Parlamento democraticamente eletta (20 mila le preferenze raccolte, seconda solo a Marco Pannella), le candidate di punta. La conferenza stampa di presentazione a Roma, nel 1992, si trasformò in un happening, una provocazione che strizzava l’occhio all’antipolitica e al qualunquismo che la crisi della prima Repubblica e delle istituzioni rappresentative stava riportando pericolosamente in auge.

Schicchi, così per dire, aprì la presentazione del nuovo partito con la frase «la pornografia è lo specchio della società».

Il PdA si presentò alle elezioni politiche del 5 aprile 1992 con Moana Pozzi capolista e volto del simbolo ideato da Biuzzi, ma  non raggiunse il quorum, raccogliendo comunque abbastanza voti (oltre 22.000 nella Circoscrizione Lazio) e una certa notorietà all’estero, tanto che la stampa gli dedicò numerosi articoli, molti dei quali ironizzavano proprio sulla fantasia al potere.

Moana portò a casa poco meno di 13.000 preferenza, più di quante ne avessero raccolte Umberto Bossi, Sergio Garavini e Francesco Rutelli, segretari, rispettivamente, della Lega Nord, di Rifondazione Comunista e dei Verdi.

Ma del resto, quelle del 1992 furono le ultime elezioni politiche della Prima Repubblica. Due mesi prima si era aperta ufficialmente la stagione di Mani Pulite, con l’arresto di Mario Chiesa, e quanto stava accadendo erano solo le avvisaglie della futura e totale disintegrazione del senso delle istituzioni, che avrebbe accompagnato ben più solide compagini politiche e altrettanti personaggi di punta negli anni a venire.

Pozzi, Schicchi e Biuzzi ci riprovarono alle amministrative del 1993, prima elezione diretta del sindaco, altro momento storico nella vita politica del Paese. Moana si candidò a sindaco di Roma. Anche questa volta la percentuale rimase sullo 0-0, ma nel frattempo il partito si era evoluto, aveva abbandonato i programmi provocatori che Biuzzi aveva definito cristiano-dionisiaci e di centro, per mettere insieme una lista civica con una discreta partecipazione di molti cittadini comuni. Uomini qualunque che nel 1944 avevano ispirato Guglielmo Giannini e che cinquant’anni dopo cercavano nell’antipolitica di Schicchi & C. una possibile alternativa.

L’esperienza del PdA terminò di fatto nel 1994, con la morte di Moana Pozzi e sicuramente in seguito all’introduzione dello sbarramento al 4%.

Il partito, tuttavia, non si è mai ufficialmente sciolto, ma non si è più presentato a nessuna tornata elettorale, ritenendo l’astensionismo l’unica forma possibile di protesta democratica.