DAILY LA DATA

13 dicembre 2007
Muore Laura Archera Huxley

La storia di Laura Archera, musicista prodigiosa, cineasta, terapeuta, vedova di Aldous Huxley, attraverso il lungo Novecento

Trovare la storia da raccontare in una data presuppone una ricerca, breve o lunga che sia, che parte spesso dal lungo elenco disponibile su Wikipedia. Le date, raggruppate da un bot in automatico, riguardano spesso guerre, battaglie, stragi, sopraffazioni, incoronazioni, dinastie di potenti, scoperte scientifiche, avvenimenti curiosi. Così accade che si cerchi fra i nati o fra i morti di quel giorno una persona di cui raccontare; accade che si cerchino donne, perché TESSERE storie di donne è cosa che ci piace fare. L’elenco riguarda soprattutto i grandi protagonisti della scena. Ce ne sono tanti: compositori, inventori, medici, sportivi, letterati, filosofi, politici, perfino criminali. Poi ci sono le donne: poche, a volte pochissime. Sono principesse o la loro evoluzione storica in first lady, mogli, sportive, qualche insegnante, alcune scrittrici, varie attrici di tutti i tempi. Viene allora il puntiglio di cercarle ostinatamente, perché è chiaro che ci sono milioni di donne che hanno fatto la storia in tutti i campi dello scibile umano, però sono nascoste, sprofondate nei meandri del tempo e del patriarcato.

Alcune storie ripagano degnamente l’ostinazione con la quale le si è cercate, come quella di Laura Archera, violinista prodigiosa fin da bambina, nata a Torino nel 1911. A quattordici anni fa già concerti importanti; perfeziona i suoi studi a Parigi con il compositore rumeno George Enescu, e a Berlino sarà allieva del violinista Carl Flesch; si diploma a Roma, a diciassette anni, poi parte per gli Stati Uniti e continua la sua formazione al Curtis Institute of Philadelphia. Si esibisce alla Carnegie Hall e ha un tale successo che per i quattro anni successivi tornerà in America in tournée ad ogni stagione musicale.

La coglie in viaggio la notizia dell’alleanza fra Mussolini e Hitler, un sodalizio che la sgomenta e le fa decidere di restare esule negli Stati Uniti. Del resto suo padre a Torino è sotto sorveglianza perché figlio di una donna ebrea, e il suo amico d’infanzia Primo Levi, compagno di scuola e vicino di casa (vivono nello stesso condominio di Corso Re Umberto) sperimenta sulla propria pelle la ferocia della persecuzione razziale.

Fra il 1944 e il 1947 Laura suona con la Los Angeles Philharmonic Orchestra.  Ma la sua carriera di virtuosa era diventata “divoratrice di vita”. Così, nel 1945, dopo aver stretto amicizia con Virginia Pfeiffer, cognata di Ernest Hemingway, Laura abbandona il violino e inizia a girare film in 16mm. Incontra Charlie Chaplin, John Huston, Orson Welles e sarà assistente al montaggio di Androcles and the Lion di Gabriel Pascal (1952). Dal violino al montaggio per gli studi cinematografici RKO senza rimpianto, ma con curiosità e passione. Studia psicologia e sperimenta l’uso terapeutico di varie sostanze psicotrope come mescalina e LSD.

Nel 1948 conosce Aldous Huxley: voleva realizzare un documentario sul Palio di Siena, e le avevano consigliato di rivolgersi a lui per la scenggiatura. Huxley adorava l’Italia e parlava italiano, ma soprattutto aveva scritto, vent’anni prima, un saggio proprio sul Palio. Con Huxley e sua moglie Maria Nys Laura ha molte cose in comune, a partire dall’interesse per la psicoterapia; il documentario sul Palio passò in secondo piano. Maria Nys era malata di cancro e morì nel febbraio del 1955; era una donna di grande personalità, lei e Huxley avevano diviso felicemente la vita per 35 anni e meriterebbe di essere sottratta a sua volta all’oblìo del suo essere solo moglie devota.

Laura era interessata alle basi neurologiche delle allucinazioni e guidò Huxley in un viaggio di mescalina nell’ottobre dello stesso anno, pensando che potesse aiutarlo a superare il lutto. Si misero assieme un anno dopo, sposandosi in un’area di servizio. Aldous l’aveva voluta sposare per la sua mente sfrenata. “Hai il motore di un Thunderbird nel corpo di una Topolino”, le diceva. “Vorrei scrivere la tua biografia, ma le pagine migliori resterebbero inedite”, diceva anche. Eppure la fama di Laura Archera è soprattutto legata ai sette anni in cui è stata la seconda moglie di Aldous Huxley, fino alla morte di lui per cancro, il 22 novembre 1963; Il presidente John F. Kennedy era stato assassinato a Dallas lo stesso pomeriggio.

Sperimentarono l’uso di LSD in varie occasioni, compreso l’ultimo giorno di vita di Aldous: Laura raccontò l’esperienza di quella giornata in una lettera alla sorella di lui pubblicata anche su web.

La loro casa di Hollywood era un pozzo di documenti preziosissimi, in buona parte andati in fumo in un incendio nel maggio del 1961. Aldous riuscì a salvare il manoscritto del suo ultimo romanzo, l’Isola; Laura il suo violino di Cremona del 1705, dono di suo padre. Ma le lettere di Bertrand Russell e un’intera corrispondenza tra Hemingway e Virginia Pfeiffer, insieme alle registrazioni del debutto di violino di Laura alla Carnegie Hall, furono divorate dalle fiamme. L’intero passato di Huxley andò in cenere in quell’incendio.

Dopo la morte di suo marito, Laura Archera tornò nella sua città natale ogni volta che poteva; non ha mai perso interesse per i diritti dei bambini, dei quali si era occupata moltissimo negli anni precedenti. Nel 1978 ha fondato Children. Our Ultimate Investment, e ha pubblicato opuscoli sullo yoga prenatale.

Il suo libro You Are Not the Target (1963), uno dei primi libri di auto-aiuto, è stato un bestseller negli anni ’60, con i suoi consigli sull’esercizio fisico e mentale per affrontare lo stress e le incertezze della vita. Molti altri titoli seguirono il suo successo, come Between Heaven and Earth (1975) o A daily reason to be happy (1987), e la creazione di una fondazione di beneficenza che offre formazione agli adolescenti in California e Regno Unito, e cerca di prevenire gravidanze indesiderate. Non ha mai avuto figli biologici, anche se nel 1970 ha deciso di adottare la nipote di un amico. Già nonagenaria, ha continuato a praticare yoga e altri esercizi di rilassamento, curando anche l’opera di Aldous Huxley e la stampa dei suoi libri.