LA DATA

13 febbraio 2000

L’ultima striscia dei Peanuts, il fumetto più popolare di tutti i tempi, è uscita il 13 febbraio del 2000. Dopo averle disegnate per quasi cinquant’anni ogni giorno dal lunedì al venerdì, con regolare orario d’ufficio, Charles Schultz ha salutato i suoi appassionati lettori e anche i suoi personaggi Charlie Brown, Lucy, Snoopy.

La prima striscia era uscita nel 1950, dopo tre anni di tentativi da parte del suo autore, Charles M. Schulz: «Quando ho visto pubblicata la prima striscia di Charlie Brown ho pensato subito: disegnerò questo per il resto della mia vita».

Una premonizione e assieme una promessa, perché da allora, ogni giorno tra le 9 e le 17, come un qualunque buon impiegato, Schulz ha lavorato alla sua serie facendo conoscere al mondo personaggi entrati nel Guinness dei primati. I Peanuts sono la più popolare e influente striscia di tutti i tempi, letta ogni giorno da 355 milioni di persone in 75 paesi.

Perciò Charles M. Schulz ha deciso di uscire di scena salutando i suoi lettori con una vignetta in cui c’è Snoopy nella sua attività preferita, lo scrittore. Comincia dicendo che è stato fortunato a poter fare il suo lavoro così a lungo, coronando i suoi sogni, e finisce ringraziando e parlando ai suoi personaggi: Lucy, Charlie Brown, Linus, Snoopy, come potrei dimenticarmi di voi…

Vorremmo dire a Schulz che anche per noi è la stessa cosa. Lucy, Snoopy e Linus sono entrati nelle vite di tutti noi, ci mostrano un aspetto surreale e fanciullesco che ci appartiene e ci resta per sempre, come Snoopy di fronte alla sua macchina da scrivere o immerso nei suoi sogni, Linus e la sua proverbiale copertina, l’ingenuo Charlie Brown innamorato della ragazzina dai capelli rossi o l’energica, rude Lucy.

Nessun altro disegnatore ha potuto continuare la serie per espressa volontà del suo autore, ma il lavoro di Schulz continua ad essere pubblicato, e i suoi personaggi ancora ci offrono perle del suo umorismo, gentili compagne di strada.

Un articolo di TESSERE sul Museo a lui dedicato

Un articolo di Gabriele Romagnoli in occasione della morte di Charles Schultz