LA DATA

13 marzo 1930

Plutone è un pianeta oppure no? Annunciato al mondo il 13 marzo 1930 (forse perché si volle far coincidere la data con quella della scoperta di Urano, anche se l’astronomo Clyde Tombaugh dell’Osservatorio Lowell di Flagstaff in Arizona lo aveva già identificato suppergiù un mese prima), è stato  considerato per quasi ottant’anni il nono pianeta del sistema solare. Poi, il suo stato – consacrato nell’immaginario collettivo da Pluto, il cane di Topolino, chiamato così perché introdotto nel mondo dei cartoons pochi mesi dopo la notizia del lieto evento e da  H.P. Lovecraft che lo identifica con il pianeta Yuggoth – viene messo in discussione in seguito al ritrovamento di diversi “oggetti” di dimensioni simili nella fascia di Kuiper (costituita da corpi minori del sistema solare, esterna rispetto all’orbita dei pianeti maggiori; qualcosa di simile alla fascia principale degli asteroidi, ma venti volte più estesa e da venti a duecento volte più massiccia). La scoperta di Eris nel 2005, un pianeta nano alla periferia del sistema solare che è del 27 per cento più spesso di Plutone, ha quindi portato l’Unione Astronomica Internazionale a riconsiderare la definizione di pianeta per Plutone e, nel 2006, a riclassificare anche lui come un pianeta nano.

La questione non è risolta, e persino la NASA entra nel dibattito sul gelido e lontanissimo corpo celeste: per le sue ridotte dimensioni (ha massa e misure inferiori a quelle dei maggiori satelliti naturali del sistema solare, come i Medicei di Giove, Titano, Tritone o la stessa Luna) e la notevole distanza dal Sole, che arriva a 4,4 miliardi di chilometri in perielio e ben 7,5 miliardi in afelio, Plutone è estremamente difficile  da osservare e studiare; l’unica missione spaziale ad averlo raggiunto è stata la recente New Horizons, proprio della NASA. Ghiaccio, azoto, catene montuose e pozzi profondi: una struttura rocciosa che – proprio per l’enorme distanza dal Sole – ha una temperatura superficiale media di circa – 230° centigradi. Il declassamento a pianeta nano, oltre a suscitare aspre polemiche tra gli addetti ai lavori (alcuni hanno fatto presente che persino la Terra condivide la propria orbita con grandi asteroidi), ha creato un vero e proprio caso politico, perché lo Stato dell’Illinois (dove è nato Tombaugh) nel 2009, con una legge ad hoc, ha ristabilito autonomamente la classificazione di pianeta per Plutone.

Una gloria patria difficile ad osservarsi: per intercettarlo, serve almeno un telescopio con un diametro di 300 / 400 millimetri di apertura e tutto ciò che ne risulta è solo un minuscolo puntino simile a una debole stella. La New Horizons, lanciata il 19 gennaio 2006 da Cape Canaveral (con a bordo, nota romantica, un po’ delle ceneri dello scopritore di Plutone), lo ha sorvolato ad una distanza di 12.472 chilometri e ha raccolto preziosi dati ed immagini, relativi all’atmosfera, alla superficie e alla composizione del suolo. La sonda, che ha catturato visioni anche dei satelliti Caronte, Idra e Notte (Plutone ne ha cinque in tutto), continua ancora il suo viaggio, destinato a concludersi solo nel 2026.

Da quaggiù, si preferisce pensare che il pianeta – nano o non nano che sia – sia domiciliato in Scorpione  ed esaltato in Gemelli. Viene chiamato dagli astrologi “il grande rinnovatore” o “colui che distrugge per rinnovare”, portando alla luce intensi bisogni e un po’ di depressione, che poi si lasciano per strada, diventando più forti. Nella mitologia romana classica, Plutone è il dio degli inferi ed è dotato di grandi ricchezze. Chissà se Venetia Burney, undici anni, figlia di un professore di Oxford, che per prima ha suggerito il nome al nuovo pianeta, aveva in mente tutto questo. Come si dice, il bello sta nel dubbio.