IL NUMERO

15.500.000.000

In euro è la cifra dello spreco alimentare in Italia, la somma di quanto viene “buttato” partendo dalla produzione (946.229.325 di euro si perdono nei campi), fino alla trasformazione e alla lavorazione industriale (1.111.916.133 di euro nelle attività industriali), agli sprechi nella distribuzione (1.444.189.543 di euro). Cui si aggiunge una cifra ancora più alta di queste prime tre messe insieme, corrispondente allo spreco alimentare domestico, calcolato in circa 12.000.000.000. Il totale corrisponde allo 0,94% del PIL. Una somma esorbitante che potrebbe essere drasticamente ridotta con l’educazione e la prevenzione, le uniche armi con le quali si può realisticamente immaginare di porre un argine allo spreco di cibo nelle nostre case.

È quanto emerge dai test “Diari di Famiglia” eseguiti dal Ministero dell’Ambiente con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna e con SWG, nell’ambito del progetto “Reduce 2017”, presentati in occasione della campagna Spreco Zero 2017/2018.

La nota positiva è che cresce l’attenzione dei cittadini su questo tema, se, come attestano le ricerche dell’Osservatorio Waste Watcher (Last Minute Market/Swg) 7 cittadini su 10 sono a conoscenza della nuova normativa, oltre il 90% considera grave e allarmante la questione spreco legata al cibo, mentre l’81% dei cittadini si dichiara consapevole che il cambiamento deve avvenire innanzitutto da stessi e dalla propria famiglia, nel quotidiano. Per questo la campagna Spreco Zero ha introdotto “Waste Notes”, il Diario settimanale scaricabile online che sensibilizza la famiglia sullo spreco del cibo.

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