LA DATA

16 gennaio 1979

Il 16 gennaio del 1979, lo scià Mohammed Reza Palavi e la sua famiglia lasciarono definitivamente l’Iran per l’Egitto; dopodiché, il loro esilio continuò, cosmopolita e mondano, ma segnato dal dover osservare, senza poter intervenire, la trasformazione profonda del proprio paese.

L’Ultimo Shah è una figura controversa su cui sono state appollaiate le definizioni più contrastanti: un despota teatrale ossessionato dall’antico passato persiano, un pericoloso terzomondista, un servo degli americani, un sovrano illuminato e progressista, un nemico dell’Islam, e così via.

Non sembra però che la sua cacciata abbia portato, a lungo andare, all’avvento di un paradiso Sciita: l’Iran versa da diverso tempo in una situazione di crisi, collegata al fatto di essere definitivamente diviso, come in un dilemma platonico, fra la spinta di due cavalli, ovvero la rivoluzione reazionaria degli ayatollah e  un modernismo autocratico; ciò che unisce tutto ciò l’autodeterminazione del paese a porsi come interlocutore fieramente conscio della propria unicità e identità nei confronti del reso del mondo; abbiamo ben capito che non è possibile guardare all’Iran attraverso la lente stupidamente dicotomica e belluina delle chiacchiere dei neocon americani, con le loro insulse liste di “paesi canaglia” ed i loro discorsi sui diritti umani fatti in malafede.

La rivoluzione iraniana fu sicuramente facilitata da alcuni errori politici del monarca, anche se, a lungo andare, la storia sembra aver voluto premiare la sua immagine regalandogli un’ultima risata; al giorno d’oggi, numerosi iraniani hanno un ricordo caloroso del tempo della monarchia e una visione più gentile, forse anche un po’ ingenua, della dinastia perduta e del nobile shah troppo lungimirante per il suo stesso bene.