Si dice danza e si pensa a lui, Rudolf Chametovič Nuriev, uno dei più grandi ballerini della storia contemporanea. Artista dall’indiscusso talento, è passato alla storia anche per il suo difficile carattere, che ha condizionato nettamente anche la sua vita lavorativa. Inizialmente gli era stato negato il permesso di viaggiare fuori dalla Russia, ma la sorte è, per lui, cambiata nel 1961 quando gli fu concesso di esibirsi a Parigi, al posto del primo ballerino infortunato.
La sua esibizione raccolse i favori della critica e del pubblico, entusiasti per la grazia, la leggiadria e la tecnica del ballerino russo. L’arrivo nella grande città fu per lui anche sinonimo di vita mondana: iniziò a frequentare gli stranieri e a attirarsi sempre più le ire della madrepatria Russia, che intimò il rimpatrio. Temendo che poi gli sarebbe stata negata la possibilità di espatriare nuovamente, Nuriev prese una decisione rischiosa: il 16 giugno 1961, all’aeroporto parigino di Le Bourget, defezionò. Questo gli costò anni di lontananza e riuscì a tornare nella tanto amata quanto odiata Russia solo nel 1987 (poco tempo prima della morte della madre).
Dopo aver vissuto una vita travagliata, ebbe anche una morte travagliata: contrasse il virus dell’Hiv, che lo portò alla morte nel 1993.