LA DATA

16 luglio 1942

Il 16 luglio del 1942, a Parigi, su ordine del governo della Francia di Vichy, guidato da Pierre Laval, agenti della polizia francese rastrellarono migliaia di ebrei, che vennero tenuti prigionieri nel Velodromo d’inverno, senza cibo, né acqua. Si tratta della tristemente famosa “Rafle du Vélodrome d’Hiver”, il Rastrellamento del Velodromo d’Inverno, conosciuta anche come “Ralfe du Vél d’Hiv”.

Fu attuata, su ordine degli occupanti nazisti, a Parigi e nella sua ‎banlieu una gigantesca retata di ebrei francesi o rifugiatisi in Francia. ‎
Francesi catturarono Francesi, destinandoli alla morte. Furono condotte nell’impianto sportivo del 15° ‎Arrondissement più di 13.000 persone, fra di esse c’erano oltre 4.000 bambini.‎ Coloro che cercarono la fuga vennero fucilati sul posto; molti, in preda alla disperazione, si suicidarono. La destinazione finale fu Auschwitz. Soltanto in 30 fecero ritorno.

La Rafle venne raccontata in diversi film, fra i quali Vento di primavera con Jean Reno e divenne una dolente canzone di Bruno Dromigny, della quale riportiamo il testo originale e la traduzione.

Par un beau jour d’été où il a fait si chaud
Dès l’aube les flics ont raflé des familles entières
Entassées au «Vel d’hiv» sans vivre et sans eau
Ce n’est que le début du chemin vers l’enfer.

Plus tard, ils sont chargés dans des wagons à bestiaux
Ils ont faim, ils suffoquent, la peur les tenaille
Le voyage fait déjà une partie du sale boulot
Les plus faibles en crèvent comme des chiens, sur la paille.

Un matin comme les autres, à Auschwitz-Birkenau
Mais pas pour tous ceux-là qui fourbus, l’air hagard
Descendent résignés, de ce train de cauchemar
Ils ne sont plus des Hommes, à peine des animaux.

File de droite, chambre à gaz, à gauche, survivre un peu
Ceux qui vont vers le néant, et ceux qui leur disent adieu
Au loin une cheminée crache toute sa fureur
Elle enveloppe le monde de sa mortelle puanteur.

Humiliés et battus, poussés au désespoir
Par la botte inhumaine des bourreaux vert-de-gris
Rongés par la vermine, mal traités, mal nourris
Tous les jours des corps s’envolent en nuages de fumée noire.

Font-ils encore des rêves, dans ces pyjamas rayés,
Décharnés, les yeux vides, derrière les barbelés?
La mort les accompagne dans chacun de leurs gestes
Beaucoup espèrent au plus vite ce devenir funeste

‎1945, à la fin de janvier
Apparaissent au levant des colonnes de blindés,
Qui ne trouveront là que quelques rescapés
Les autres sont allés vers la mort à marche forcée

Si je te raconte tout ça, ne l’ayant pas vécu,
C’est que la barbarie n’est toujours pas vaincue
Ici des abrutis cultivent la nostalgie
Arborant croix gammées, chemises brunes, chants nazis

Si je te raconte tout ça, c’est que souvent j’y pense
Car bien des innocents qui sont venus de France
furent envoyés au massacre par “d’excellents Français”
Et ça, tu vois, je n’pourrai jamais, jamais l’oublier!

In un bel giorno d’estate, faceva così caldo… all’alba, i poliziotti presero famiglie intere. Le ammassarono nel Velodromo d’Inverno, senza viveri e senz’acqua. Non era che l’inizio del cammino verso l’inferno.

Più tardi furono caricati su carri bestiame. Hanno fame, soffocano, la paura li attanaglia. Il viaggio fece già una parte del lavoro sporco. I più fragili di essi creparono come cani, sulla paglia.

Un mattino come gli altri, ad Auschwitz-Birkenau. Ma tutti coloro che, esausti e sparuti, discesero rassegnati da quel treno da incubo, non erano più uomini, erano appena animali.

Fila di destra: camera a gas, a sinistra si poteva sopravvivere a stento. Lontano, un camino brucia, con tutto il suo furore, avviluppando il mondo nel suo mortale fetore.

Umiliati e sconfitti, spinti alla disperazione, per il trattamento disumano dei carnefici grigioverdi, divorati dai vermi, torturati, mal nutriti, tutti i giorni quei corpi s’involano nel fumo nero.

Fanno ancora dei sogni nei loro pigiama a righe? Emaciati, con gli occhi vuoti, dietro il filo spinato. La morte li accompagna in ogni loro gesto. Molti sperano che al più presto venga questo avvenimento funesto.

1945, alla fine di gennaio, apparvero a levante colonne di blindati, che non trovarono che pochi sopravvissuti, gli altri erano andati verso la morte a marce forzate.

Se io ti racconto tutto ciò, anche non avendolo visto, è perché la barbarie non è ancora vinta: qui ci sono ancora i nostalgici delle aberranti croci gemmate, delle camicie brune, dei canti nazisti.

Se ti racconto tutto ciò, è perché spesso penso che degli innocenti, venuti dalla Francia, sono stati inviati al massacro da “eccellenti Francesi”. E questo, tu lo vedi, io non lo potrò mai, mai dimenticare.

 

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