LA DATA

17 agosto 2002

Il 17 agosto 2002, a Santa Rosa, in California, apre al pubblico il Charles Monroe Schulz Museum and Reserch Center (https://schulzmuseum.org), dedicato al celebre padre di Linus, Snoopy, Charlie Brown, Woodstock e tutta l’allegra brigata dei Peanuts.

Le piccolezze, questo è il significato che Schulz volle attribuire alla parola inglese peanuts (letteralmente noccioline), fecero la loro comparsa nel mondo del fumetto il 2 ottobre del 1950 e la pubblicazione è continuata fino al 13 febbraio 2000, il giorno successivo alla morte del loro ideatore. Durante mezzo secolo di vita, i Peanuts sono stati pubblicati in circa 2.600 testate, tradotti in 20 lingue, in 75 paesi del mondo, con una totale di circa 400 milioni di lettori. In Italia, al personaggio di Linus è intitolata la prima rivista interamente dedicata ai fumetti, fondata dall’editore Giovanni Gandini e pubblicata per la prima volta nel 1965.

Intorno ai personaggi di Schulz è cresciuto, negli anni, un mercato di gadget e merchandising quasi impossibile da calcolare, cui si aggiungono film, animazioni, pièce teatrali e videogame.

Un successo ineguagliabile per un fumetto, che ha incantato e continua a incantare generazioni di bambini, ragazzi e adulti in tutto il mondo, spiegabile forse con la semplicità – del disegno quanto dei personaggi e delle storie – la tenerezza, i valori positivi dell’amicizia, dell’amore, raccontati con ironia e umanità: Charlie Brown, impacciato e pasticcione; Lucy, scorbutica e irascibile; Linus, tenero e introverso, sempre con la sua immancabile copertina di flanella, diventata un simbolo studiato dagli psicologi di mezzo mondo e senza la quale il filosofo-bambino, devoto alla divinità del Grande Cocomero, perde ogni sicurezza e il suo mondo va in pezzi; l’intraprendente Piperita Patty, il solitario Schroeder; infine Snoopy, che vive di fantasia e regala insostituibili perle di saggezza, quasi come un maestro zen, ma più vicino alla semplicità della vita di tutti i giorni. Insieme all’inseparabile Woodstok, lancia un messaggio di amicizia e amore, di grande attualità e oltre ogni barriera: un bracco e un uccellino, due razze diverse, che parlano lingue diverse (anzi Woodstock si esprime con segni verticali che solo Snoopy riesce a capire), ma non possono vivere l’uno senza l’altro.

Un mondo di bambini-adulti, che vivono nel presente, sempre prossimi alla crisi di nervi, ma che esprimono speranza e fiducia, tanto da far dire a Umberto Eco: «Se poesia vuol dire capacità di portare tenerezza, pietà, cattiveria a momenti di estrema trasparenza, come se vi passasse attraverso una luce e non si sapesse più di che pasta sian fatte le cose, allora Schulz è un poeta».

Al momento in cui fu resa nota l’idea di aprire un museo e un centro di ricerca dedicato a Schulz, furono in molti a chiedersi perché in una piccola città a 80 chilometri da San Francisco. La risposta è semplice: perché lì abitava il celebre disegnatore, nato a Minneapolis nel 1922, e proprio a Santa Rosa è morto. Perché Schulz e la moglie avevano a lungo pensato a un museo che celebrasse, semmai ne ce ne fosse bisogno, i Peanuts. Nella mente del celebre fumettista, il museo doveva essere – e di fatto lo è – il tempio delle noccioline: stanze espositive, bozzetti, strisce, disegni, storie e parole, un teatro, un cinema, una biblioteca, un campus, in oltre 5 mila metri quadrati tra edifici e giardino. Al suo interno anche allestimenti temporanei, un’opera di Christo che raffigura la cuccia di Snoopy, gli oggetti appartenuti a Schulz.

Da quando è stato aperto, è meta continua di appassionati e nostalgici dell’indimenticabile fumetto, perché in fondo «era una notte buia e tempestosa» è dentro ognuno di noi.