DAILY LA DATA

17 giugno 1885
La Statua della Libertà arriva a New York

Arriva dalla Francia in 214 casse in occasione del primo centenario della indipendenza degli Usa dagli inglesi

È una notte buia e tempestosa, quella del 17 giugno 1885: la nave Isère quasi affonda, per portare negli Stati Uniti le 214 casse contenenti i trecento fogli di rame che compongono la Statua della Libertà. Un dono della Francia, in occasione del primo centenario dell’indipendenza americana dagli inglesi. Verrà inaugurata l’anno successivo, divenendo un simbolo.

Con i suoi 93 metri d’altezza, basamento compreso, che dominano l’intera baia di Manhattan, è perfettamente visibile fino a quaranta chilometri di distanza. Raffigura una donna, avvolta in una lunga toga, che sorregge nella mano destra una fiaccola (il fuoco eterno della libertà), mentre – con la sinistra – tiene una tavola con la data del giorno dell’Indipendenza. Concepita inizialmente come un faro, è accostata per le dimensioni al Colosso di Rodi; pesa 204 tonnellate e vanta un girovita di trentacinque metri.

Liberty Enlighting the World (La libertà illumina il mondo) è figlia di uno scultore francese, Frédéric Auguste Bartholdi, che l’ha concepita in collaborazione con Gustav Eiffel, il progettista della celebre torre parigina: i due pensano ad una struttura reticolare interna in acciaio, rivestita da fogli di rame sagomati e rivettati insieme, che poggia su un basamento granitico grigio-rosa. (A lungo la Sardegna rivendicherà l’origine della pietra, ma senza successo, dato che la roccia pare provenire dalla cava di Stony Creecy nel Connecticut). Difficile pensare che Lady Liberty, come la chiamano affettuosamente gli americani, sia nata color rosso lucido, prima di ossidarsi per effetto dell’esposizione agli agenti atmosferici. Tuttavia, già nel 1906, appena vent’anni dopo l’inaugurazione, è già della tinta verdastra che la contraddistingue.

Pare che le sembianze della statua siano state ispirate al Bartholdi da altri modelli di derivazione illuministico-massonica: ad esempio dalla Libertà della Poesia di Pio Fedi, presente sul monumento funebre di Giovanni Battista Niccolini, nella basilica di Santa Croce a Firenze. Qualcun altro (ad esempio Will Gompertz, già direttore della Tate Gallery) l’avvicina al dipinto di Eugène Delacroix La Libertà che guida il popolo. Di sicuro, lo scultore prende a modello il volto di sua madre Charlotte, ma si è parlato anche della dea egizia Iside, della babilonese Semiramide, soprattutto della romana Libertas.

Ogni anno la visitano, in media, circa quattro milioni di turisti. Liberty Island è raggiungibile in pochi minuti di battello da Lower Manhattan, con un tour che tocca anche Battery Park e la vicina Ellis Island (in passato approdo degli emigranti europei). Se ci si mette d’impegno e si salgono i 354 gradini che conducono fino alla corona della Lady, il colpo d’occhio sulla città è assicurato (una riconquista, dato che l’osservatorio è stato chiuso per molti anni dopo l’attentato dell’11 settembre). Così iconica e assolutamente pop, la Statua della Libertà è stata copiata in molte città del mondo: a Parigi, sulla Senna; a Tokyo, a Las Vegas e persino a Colmar, dove è nato Bartholdi. La più bella replica, però, è quella che ci regala Topolino quando – un secolo dopo l’originale – Paperopoli decide d’innalzare una propria Statua, ma con le fattezze dell’unico finanziatore, l’impareggiabile zio Paperone.

 

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