IL NUMERO

175

È il numero di capitoli de L’uomo senza qualità (Der Mann ohne Eigenschaften in originale) di Robert Musil, capolavoro della letteratura mondiale – pubblicato a Berlino fra il 1930 e il 1933 e, poi, nel 1962, l’ultimo volume incompleto e postumo, essendo l’autore venuto meno nel 1942 – della cui lettura ovviamente si può fare a meno, purché si sia consapevoli di cosa si sta perdendo.

Tre volumi, appunto – 1.760 pagine non facili da digerire e sentir fin nell’anima proprie – suddivisi in 123 capitoli il primo, 38 il secondo e 14 il terzo, che avrebbero un senso e valore letterario se anche solo si leggesse l’indice appunto dei capitoli, il quale inizia con uno intitolato Dal quale, eccezionalmente, non si ricava nulla e termina con uno intitolato Respiri di un giorno d’estate. Quelli che seguono, un’altra cinquantina, sono altri lavori che si considera servirono a far nascere quel romanzo impareggiabile, su cui Musil lavorò per più di 40 anni.

Solo i primi due volumi, come si è detto, uscirono quando Musil – allievo di un collegio militare, studente di ingegneria prima e di psicologia poi, bibliotecario, funzionario ministeriale, esule per via dell’annessione dell’Austria alla Germania nazista, l’Anschluss – era ancora in vita, e non ebbero gran successo, a dimostrazione che la cecità nell’editoria ha una storia lunga.

L’uomo senza qualità è considerato «la più complessa sintesi romanzesca del Novecento».

Il libro inizia così: «Sull’Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord. Le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere. La temperatura dell’aria era in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l’oscillazione mensile periodica. Il sorgere e il tramontare del sole e della luna, le fasi della luna, di Venere, dell’anello di Saturno e molti altri importanti fenomeni si succedevano conforme alle previsioni degli annuari astronomici. Il vapore acqueo nell’aria aveva la tensione massima, e l’umidità atmosferica era scarsa. Insomma, con una frase che quantunque un po’ antiquata riassume benissimo i fatti: era una bella giornata d’agosto dell’anno 1913».

Capita spesso di parlare del tempo, non avendo altro da dire.