LA DATA

18 aprile 1958

CLAUDIA DE VENUTO

Nell’aprile 1958 il poeta Robert Frost si recò a Washington come portavoce degli scrittori di lingua inglese, fra i quali T.S. Eliot, Archibald MacLeish e Ernest Hemingway, per chiedere il rilascio di Ezra Pound dal manicomio criminale di Saint Elizabeths, dove il poeta era rinchiuso da oltre 12 anni. Il giudice Thurman Arnold presentò una mozione alla Corte Suprema, assieme a un parere positivo del dottor Overholzer, sovrintendente del Saint Elizabeths Hospital, per chiedere che Pound potesse tornare in libertà. Il 18 aprile 1958 la Corte ordina che venga ritirata l’accusa di tradimento, Pound è di nuovo un uomo libero.

Ma che aveva combinato Ezra Pound per essere accusato di tradimento? Si era dedicato a una serie di trasmissioni radiofoniche in lingua inglese, da Radio Roma, e dopo la caduta di Mussolini e la nascita della Repubblica sociale si era trasferito a Milano per continuare a trasmettere da lì. Pound, in Italia fin dal 1925, era un grande ammiratore di Mussolini e delle politiche economiche e sociali del fascismo; riuscì a farsi ricevere dal dittatore solo una volta, con lo scopo di esporgli le sue teorie economiche per le quali Mussolini non provò alcun interesse, tanto da negarsi in tutte le richieste di incontro successive: gli era parso molto bizzarro questo poeta americano che parlava di banche e di usura, che voleva eliminare le tasse sul lavoro per ricavarle direttamente dal denaro.

Le sue trasmissioni a Radio Roma erano sempre precedute da un cappello introduttivo: «Radio Roma, agendo in conformità con la politica fascista sulla libertà intellettuale e sulla libertà di esprimere opinioni da parte di coloro che sono qualificati ad esprimerle, offre al dott. Ezra Pound l’uso del microfono due volte alla settimana. È stabilito che non gli verrà detto di affermare alcunché di incompatibile con i suoi doveri di cittadino Usa, o alcunché che vada contro la sua coscienza». In trasmissione però Pound attaccava le politiche inglesi e americane, e soprattutto rimase fedele al fascismo anche quando, dopo il 25 luglio 1943, si riorganizzò e sostenne militarmente la Germania nazista. Finita la guerra, fu catturato e accusato di tradimento; nella gabbia di ferro esposta al sole cocente e alle intemperie dove lo rinchiusero per tre settimane aveva portato con sé Confucio, che stava traducendo. Nel campo militare di Metato, a Pisa, scrisse i suoi Canti Pisani; fu portato poi negli Stati Uniti per affrontare il processo, che non andò oltre la prima udienza. Pound non disse una parola, non si scangionò, fu considerato pazzo e chiuso in manicomio criminale, probabilmente per evitargli una condanna assai più pesante: il tradimento era punito anche con la morte.

La sua detenzione in manicomio mosse le proteste di molti intellettuali europei e americani; nel 1948 un centinaio di suoi concittadini di Rapallo, dove aveva vissuto vent’anni, firmarono un appello in sua difesa, nel quale dichiaravano che Pound non si era mai dedicato ad attività fasciste ma solo artistiche e culturali, che non aveva usufruito di privilegi e non aveva mai compiuto atti di antisemitismo. Era un poeta onnivoro Ezra Pound, e senza il suo infaticabile lavoro culturale non avremmo letto Eliot, e nemmeno Joyce; anche il Saint Elizabeths divenne un luogo di cultura, frequentato da poeti e letterati che lo andavano continuamente a trovare, e dove proseguì il suo lavoro poetico.  Poco dopo la sua liberazione fece ritorno in Italia e fu accolto dal mondo intellettuale italiano in modi diversi, ma prevalse sostanzialmente l’opinione espressa da Mario Pannunzio: «I militari americani del 1945 considerano Pound talmente pericoloso da rinchiuderlo in una gabbia, come una bestia feroce; noi non pensiamo che egli possa turbare il nostro ordine pubblico. Per noi, magari, sono indesiderabili certi analfabeti che hanno parlato alla radio durante la dittatura e durante la guerra, e che da tempo hanno ritrovato cattedre di giornalismo e di propaganda: ma dato che si tratta di italiani, ce li dobbiamo pur tenere. A loro paragone, il poeta Pound ci si presenta come un ospite che non fa paura, e il suo arrivo in Italia, e il suo soggiorno fra di noi non sarà diverso da quello di uno dei tanti turisti ai quali non chiediamo le opinioni politiche. Che dunque venga, e se ancora sarà un fascista ostinato, tanta maggior vergogna ne dovranno sentire i fascisti indigeni a confrontarsi con lui». Pier Paolo Pasolini scrisse, nel 1973: «Pound non è potuto divenire mai, esplicitamente, appannaggio delle Destre; la sua altissima cultura (…) l’ha preservato da una strumentalizzazione sfacciata: il serpentaccio fascista non ha potuto ingoiare questo spropositato agnello pasquale». Purtroppo non è stato così, per una volta il profetico Pier Paolo si è sbagliato: i cosiddetti «fascisti del terzo millennio» lo ospitano a casa loro, ne usano liberamente il nome. La figlia del poeta, Mary de Rachewiltz, ha denunciato Casapound dopo gli omicidi di Firenze del 2011, come raccontava al Guardian; ma il tribunale di Roma le ha dato torto, le teste calde del terzo millennio potranno continuare ad usarne il nome, anche se magari non ne avranno letto neanche un verso.