DAILY LA DATA

18 giugno 1923
Nasce Antonio Spinosa

Una fortissima vocazione per il giornalismo e soprattutto per la divulgazione storica di alto livello

A Roma, in certe serate estive, Antonio Spinosa – giornalista e scrittore, noto soprattutto per le sue biografie storiche di grandi personaggi – conversava del più e del meno con il regista Luigi Magni e altri amici. Se qualcuno gli chiedeva perché i suoi libri fossero in cima alle classifiche, rispondeva pianamente: «Sarà perché sono libri semplici, la mia non è una scrittura ricercata. Non mi definisco né letterato né intellettuale». Magni interloquiva  garbato: «Forse un divulgatore? Siamo tutti divulgatori …». «No, neppure quello. – ribatteva Spinosa – Sai qual è la definizione giusta per noi? Siamo narratori di storie vere. Sappiamo raccontare i fatti. Io, in particolare, non invento nulla perché ho poca fantasia: ho bisogno dei fatti».

Nato a Ceprano, in provincia di Frosinone, il 18 giugno 1923, –  da una famiglia che vedeva malissimo le sue aspirazioni letterarie – dopo studi classici e la laurea, Spinosa iniziò una brillante carriera giornalistica. Lui stesso raccontava con fine umorismo i suoi talenti artistici incompresi: «Recitavo poesie da piccolo. Me ne andavo in giro per i corridoi di casa, urlando versi a squarciagola, ma mi stancai presto. Era evidente che la poesia mi andava stretta. – commentava – Sempre da ragazzetto, mio padre acquistò un pianoforte perché imparassi a suonare. Scelta scomoda, a ripensarci, perché abitavamo in un vicolo, per cui furono costretti a far passare lo strumento, con grandi sforzi, dalla finestra … Presi lezioni per un mese, poi il maestro chiese di parlare con papà; gli disse testualmente: “Ingegnere, Tonino non imparerà mai, dico mai, a suonare il piano”. Così, anche quella carriera finì miseramente alle ortiche». A credere in lui restò la maestra, che girava per le vie d’Isernia (dove risiedeva la famiglia) con i suoi temi d’italiano nella borsetta: «Spesso li faceva vedere ad amici e conoscenti, perché non avevano errori di ortografia».

Quando Antonio, detto Tonino, prese la maturità classica, ricevette in dono dai genitori quindicimila lire: li usò tutti per produrre sette numeri di un settimanale, L’Università, che poi vendette ai compagni. Il padre disapprovava: «Vuoi fare il giornalista? Poveri noi! Il giornalista, per la fame, si perde la vista». Molti anni dopo, ormai anziano, lo scrittore commenterà le invettive paterne con un amico: «Alla mia età, credimi, ci vedo ancora bene e, volendo, posso fare anche a meno degli occhiali …». La strada era segnata: con il suo giornalino, Spinosa si presentò dapprima al direttore della Tribuna del popolo, Gaetano Natale e lo convinse a fargli fare un po’ di cronaca.

È solo l’inizio; poi lavorerà all’Ansa come giornalista parlamentare, al Giorno; sarà inviato speciale per Il Corriere della Sera e direttore di molte testate: il Nuovo Roma, l’Agenzia Giornalistica Italia, la Gazzetta del MezzogiornoVideosapere RAI. Per dissapori con Indro Montanelli, che vuole fargli fare sempre l’inviato, Spinosa si dimette da Il Giornale: «È stata la mia fortuna – ha ribadito –perché così ho cominciato a scrivere libri. Del resto, ho sempre cercato di fare un giornalismo diverso, che potrei definire “del giorno dopo”, nel senso che mi piaceva andare a cercare il significato degli avvenimenti … in fondo, non c’è molta differenza». Antonio Spinosa ha saputo applicare, infatti, la tecnica e lo stile giornalistico alla narrazione di eventi del passato, e lo ha fatto con una fertilità letteraria che ha sorpreso editori, lettori ed amici (anche se è stato snobbato, troppo spesso, dalla  critica storica che gli invidiava i successi in libreria e il diffuso consenso popolare).

L’interesse dello scrittore, nel corso dei decenni, si è prima concentrato sull’antica Roma e sull’epoca napoleonica, per poi passare a vicende contemporanee. Molti studenti hanno affrontato la Storia – quando ancora s’insegnava – attraverso le sue biografie, da Tiberio a Cesare, da Napoleone a Mussolini, Hitler e Churchill, per non citare che alcuni di quei ritratti che riuscivano ad affascinare, senza trascurare una fedele ricostruzione. Tra i titoli più celebri, D’Annunzio. Il poeta armato (Milano, 1987), Mussolini razzista riluttante (Roma, 1994), Churchill. Il nemico degli italiani (Milano, 2001). Antonio Spinosa, con le sue opere, ha vinto numerosi premi – l’Estense, il Saint-Vincent, il Bancarella – oltre ad essere tra i finalisti del premio Strega, nel 1996. Splendida la raccolta delle sue interviste Antonio Spinosa racconta il giornalismo (Gangemi, 2003): da Andreotti a Fellini, da La Malfa a Nenni, Pasolini, Pertini, Zavattini e tanti altri. Morirà a Roma sei anni dopo, il 31 gennaio 2009.