DAILY LA DATA

18 maggio 2010
Muore Edoardo Sanguineti

Edoardo Sanguineti uno dei massimi intellettuali italiani ed europei a cavallo tra il XX e il XXI secolo, muore a Genova il 18 maggio del 2010. È sepolto accanto al partigiano Aldo Gastaldi, detto Bisagno

Genova, 18 maggio 2010. Muore Edoardo Sanguineti, poeta, scrittore, critico, traduttore, giornalista, intellettuale poliedrico, a volte dissacrante, fuori dagli schemi, ostinato e contrario sempre come il suo illustre concittadino Fabrizio De André. Nato nella città ligure il 9 dicembre 1930, fu tra i maggiori esponenti dell’avanguardia e del Gruppo ’63, professore di letteratura italiana nelle università di Torino, Salerno e Genova, impegnato in politica, consigliere comunale nella sua città natale dal 1976 al 1981, deputato della Camera dal 1979-1983, eletto come indipendente nelle liste del Pci.

Figlio di un impiegato di banca, all’età di quattro anni si trasferì con la famiglia a Torino dove crebbe a contatto con lo zio Luigi Cocchi, musicista e musicologo, che aveva collaborato alla rivista “L’Ordine Nuovo”, e che fu un punto di riferimento per la formazione del giovane Edoardo.

Ha vissuto a Salerno, a Berlino, spostandosi per lavoro in diverse città italiane, viaggiando molto in Europa, Unione Sovietica, Georgia, Uzbekistan, Tunisia, Cina, Stati Uniti, Canada, Messico, Colombia, Argentina, Perù, Giappone, India. Ha collaborato con “L’Unità”, “Paese Sera”, “Il Giorno”. Nel 1996 il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro lo ha nominato Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Gran merito della Repubblica Italiana.

Nella sua lunga carriera di letterato ha ricevuto numerosi premi tra i quali la Corona d’oro di Struga e il Premio Librex Montale (2006). Membro fondatore della “Accadémie Européenne de poésie” (Lussemburgo) e membro consulente del “Poetry International” (Rotterdam).

Autore monumentale, universalmente riconosciuto come uno dei massimi esponenti della cultura e della letteratura del Novecento, ha prodotto una vastissima mole di opere, raccolte e consultabili sulla pagina del sito dell’Università di Genova, appositamente creato, dal titolo Bibliografia on line degli scritti di Edoardo Sanguineti.

Il 22 maggio 2010, venne sepolto nel pantheon del cimitero di Staglieno, accanto alla tomba in cui riposa il partigiano genovese Aldo Gastaldi “Bisagno”, morto il 21 maggio di sessantacinque anni prima. Sul monumento dello scultore Gino Guerra, dedicato ai lavoratori portuali e collocato alla Stazione Marittima, sono incisi i versi della Ballata del lavoro di Sanguineti:

Con le due mani nati a lavorare,
nati con i due piedi a camminare
con lavorare si va per salire
per una scala che va a proseguire:

questa è una scala che sale a spirale,
e che qui ci significa la vita:
quando ci sali ti è già incominciata,
quando finisci non ti è mai finita:
e prima i padri, e poi salgono i figli,
che così vanno le generazioni:
questa scala significa la storia,
che chi è passato resta per memoria:

se te la guardi come fosse ruota,
vedi che gira come la fortuna,
che ti trascina come vecchia giostra,
e fa le fasi come fa la luna:
ma la luna sparisce e ti ritorna,
te, la tua giostra, ti fa un solo giro.
che se ti guardi la tua vita sola,
ci vedi il primo e l’ultimo respiro:

se poi la guardi come fosse torre,
vedi Babele, che fu confusione:
fu in Babilonia, dove si confusero
tutte le lingue in tutte le persone:
ma quella torre si sognava un cielo,
te, la tua torre, qui in terra ti tiene:
che se guardi lì, muscoli e ossa,
un grattacielo, ci vedi una fossa:

ma questa, che è la vita, sale a vite,
che come sta un martello ci sta dura,
e ci sta curva come sta una falce,
ma che ci trovi lì la tua ventura:
per questa scala ci trovi i compagni,
salire insieme, insieme lavorare:
così sta scritto in qualunque scrittura,
chi non lavora, niente da mangiare:

con le due mani nati a lavorare,
nati con i due piedi a camminare,
con tutto il corpo nati qui a sudare,
e ancora nati a ruscare e a sgobbare,
e nati a faticare e a travagliare,
per questa scala ci impari a lottare,
e fare fine a tutto il dominare,
e, te con gli altri, tutti liberare.