DAILY LA DATA

19 maggio 1944
Strage nazista del Turchino

Il 19 maggio 1944, le SS trucidarono 59 civili italiani al passo del Turchino, circa un mese dopo la strage della Benedicta, sull'Appennino ligure

Il 19 maggio del 1944, 59 civili italiani vennero trucidati dalle SS a Fontanafredda, nei pressi del passo del Turchino, il valico che collega Genova con la provincia di Alessandria. A questi martiri della ferocia nazifascista è stato dedicato il nuovo tunnel del Turchino, aperto nel 2013, mentre nel punto esatto della strage, lungo la strada provinciale del passo del Faiallo, è stato costruito un sacrario loro intitolato.

La strage fu una rappresaglia all’attentato partigiano al cinema Odeon di Genova, di pochi giorni precedente, in cui morirono quattro militari tedeschi e sedici rimasero feriti. Un quinto morì poco dopo. Il cinema, infatti, era stato requisito e destinato alle truppe della Wehrmacht che vietavano l’ingresso ai civili italiani, ma che furono sorprese da un militante dei gap, travestito da ufficiale tedesco.

La rappresaglia che ne seguì fu particolarmente feroce e venne superato anche il numero del cosiddetto “bando Kesserling”, secondo il quale per ogni soldato tedesco morto, dovevano essere uccisi dieci italiani, come già era avvenuto per le Fosse Ardeatine.

Così, durante la notte tra il 18 e il 19 maggio, furono prelevati 59 prigionieri politici dal carcere di Marassi a Genova. Tutti giovanissimi, molti non ancora ventenni, vennero fatti salire su un camion e portati al passo del Turchino. Da lì, a piedi, vennero condotti sul versante meridionale del colle, fatti salire sopra alcune tavole, disposte su una fossa che il giorno prima era stata fatta scavare da un gruppo di ebrei, quindi giustiziati uno per uno. In questo modo, le vittime vedevano i cadaveri dei compagni prima di cadere uccise dentro la fossa. 17 dei martiri del Turchino erano scampati un mese prima a un’altra rappresaglia, passata alla storia come la strage della Benedicta.

Per entrami gli eccidi, per quelli di Portofino e di Cravasco, che sono costati la vita a 246 persone, nel 1999, i tribunali italiani hanno condannato all’ergastolo il “boia di Genova”, Siegfried Engel, ex-capo delle SS nella città ligure. Non ha mai scontato la pena in quanto è stata negata l’estradizione all’Italia. Processato nel 2002 ad Amburgo, il 93enne Engel è stato condannato a sette anni di reclusione per crimini di guerra, ma la sentenza non è stata eseguita a causa dell’età avanzata. È morto a 97 anni, di vecchiaia e senza aver mai fatto un solo giorno di carcere.