IL NUMERO

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Secondo gli ultimi dati Istat, nel terzo trimestre 2018, i posti vacanti, cioe lavori disponibili, ma nessun candidato che si presenti – o che sia adatto – per ricoprirli, sono in media l’1%. Con percentuali variabili per settore e che possono superare anche il 2%.

Per fare qualche esempio, c’è richiesta per le costruzioni, per le cave e le miniere, nell’area delle attività industriali, con una percentuale di posti non ricoperti del 2%; mentre nel settore servizi, manca personale per lavori in ambito artistico, sportivo, ricreativo e di intrattenimento (2,7%), con differenze legate alla stagionalità. Seguono le professioni di aree tecniche e scientifiche, ovvero specifiche figure altamente specializzate (2,1%), ad esempio nella innovation technology. Manca, inoltre, personale nel campo delle attività ricettive e della ristorazione, nei servizi di informazione e comunicazione e in quelli alle imprese.

Eppure la disoccupazione giovanile supera il 31% e, secondo Confindustria, solo nel comparto industriale, nei prossimi due-tre anni, le imprese avranno bisogno di 272.000 persone in più per la manifattura meccanica, chimica, tessile, alimentare e delle nuove tecnologie.