LA DATA

20 giugno 1979

Il 20 giugno 1979, per la prima volta in Italia, una donna, Nilde Iotti, viene eletta presidente della Camera dei deputati.

Nilde Iotti detenne l’incarico per tre legislature, tra il 1979 e il 1992; fu il più lungo mandato come presidente della Camera dall’istituzione della

Repubblica; un compito istituzionale che svolse con grande passione, assoluta dedizione e profonda competenza. Promotrice della forma più nobile e cristallina della politica italiana, l’onorevole Iotti fu, per molti anni, uno dei principali simboli del fronte comunista italiano.

Era nata a Reggio Emilia nel 1920. Il padre era un attivista socialista, perseguitato durante il regime fascista, a causa del suo impegno sindacale. Nonostante le disagiate condizioni economiche della famiglia, Nilde potè iscriversi all’Università Cattolica di Milano. Cosí ricordava quel periodo di ristrettezze:  “Per anni indossai il cappotto rovesciato di mio padre”.

Rimasta orfana di padre nel ’34, riuscì a proseguire gli studi perché la madre, in un periodo in cui le donne erano relegate al focolare domestico, iniziò a lavorare. Quando scoppiò la guerra s’iscrisse al PCI; dopo l’8 settembre entrò a far parte della Resistenza, divenendo responsabile dei Gruppi di Difesa della Donna di Reggio Emilia, che avevano l’obiettivo di mobilitare donne di età e condizioni sociali differenti, per far fronte ai gravi problemi, soprattutto di natura economica e sociale, provocati dalla guerra. Alle elezioni del 2 giugno 1946, svoltesi contemporaneamente al Referendum, in cui per la prima volta le donne italiane esercitarono il diritto di voto, la ventiseienne Nilde Iotti fu eletta al Parlamento.

Conobbe Palmiro Togliatti, capo carismatico del PCI, in un ascensore di Montecitorio e da questo incontro seguì una relazione sentimentale, che seppe resistere a tutti gli attacchi, soprattutto all’interno del Partito, perché Togliatti era sposato.

Nilde, dapprima come semplice deputato, poi come membro dell’Assemblea Costituente, attraverso la sua sensibilità e la sua cultura istituzionale, diede prova di uno spiccato talento politico. Ella stessa definì quella nell’Assemblea Costituente, come «la più grande scuola politica a cui abbia mai avuto occasione di partecipare, anche nel prosieguo della mia vita politica».

Entrò a far parte anche della “Commissione dei 75”, alla quale fu assegnato il compito di redigere la bozza della Costituzione repubblicana, da sottoporre al voto dell’intera Assemblea: come membro della Commissione, svolse la relazione sulla Famiglia: auspicando il superamento dello Statuto Albertino con una nuova Carta costituzionale, nella quale avrebbero dovuto avere voce i diritti della famiglia, del tutto ignorati dallo Statuto, peraltro mai applicato durante il ventennio fascista.

Forte dell’esperienza maturata nella Costituente, Nilde proseguì la propria attività politica a favore dei diritti delle categorie più disagiate, le donne in primo luogo, sia in Parlamento, sia all’interno del PCI, dove ottenne pieno riconoscimento solo dopo la morte di Togliatti.

Nel corso di mezzo secolo Nilde fu promotrice della legge sul diritto di famiglia (1975), della battaglia sul referendum per il divorzio (1974) e per la legge sull’aborto (1978).

Dal 1979 al 1992 ricoprì la carica di Presidente della Camera, e nel 1997 venne eletta Vicepresidente del Consiglio d’Europa.

Morì due anni dopo, nel 1999.