LA DATA

20 dicembre 2006

A pochi giorni dall’approvazione della legge sul biotestamento, ricorre l’undicesimo anniversario della morte di Piergiorgio Welby in Italia, il militante del Partito Radicale malato di distrofia muscolare in forma progressiva, protagonista del primo vero caso pubblico di eutanasia passiva in Italia.

Morto il 20 dicembre 2006, Welby è stato, oltre che un attivista, un giornalista, poeta e pittore impegnato per il riconoscimento legale del diritto al rifiuto dell’accanimento terapeutico in Italia e per il diritto all’eutanasia, nonché co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni.

Balzò alle cronache negli ultimi anni di vita quando, gravemente ammalato dall’età di 16 anni, nei suoi scritti chiese ripetutamente che venissero interrotte le cure che lo tenevano in vita. La malattia, progredendo lentamente, lo costrinse a lasciare la scuola, non gli consentì più di camminare e infine di parlare, di compiere movimenti e, nello stadio finale, a stare immobile su un letto, sempre a mente lucida. Egli stesso raccontò la sua storia nel libro Lasciatemi morire.

Scrisse: «Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. […] Purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita, è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche».