DAILY LA DATA

22 maggio 1978
Entra in vigore la 194

Quarantuno anni fa entrava la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza: in Italia l'aborto non è più un reato

La sua nascita è stata molto tribolata, è ancora molto giovane ma, in 41 anni di vita, è già stata ripetutamente contestata, osteggiata, addirittura boicottata da chi dovrebbe garantirne l’esistenza. Il 22 maggio 1978 rappresenta una data storica per l’autonomia delle donne italiane nella gestione del proprio corpo; è infatti il giorno in cui è entrata in vigore la Legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Per la prima volta l’aborto non viene più considerato un reato da pagare con il carcere, ma una scelta – sempre dolorosa – della donna legata al suo benessere fisico, psichico e sociale.

Il merito della 194 va alle battaglie condotte dai partiti laici, in particolare da quello Radicale con in prima linea Emma Bonino e Marco Pannella, e dai movimenti femminili capitanati dall’attivista Adele Faccio. A sancire questa conquista medico-sociale (la legalizzazione dell’aborto portò al drastico abbassamento degli interventi clandestini e anche a un considerevole calo del numero delle interruzioni volontarie di gravidanza grazie al diffondersi di una maggiore consapevolezza della sessualità e della sua gestione) fu il referendum che si svolse il 17 maggio 1978.

La legge 194 consentiva l’interruzione di gravidanza gratuitamente nelle strutture pubbliche. Ma non sempre le cose sono andate così. A ostacolare la corretta attuazione della legge è stata l’obiezione di coscienza dei medici, ancora molto diffusa – specie in certe zone d’Italia – in un Paese dalle forti radici cattoliche. Ancora oggi circa un terzo degli ospedali nega del tutto l’accesso a questo diritto per l’obiezione di ginecologi e anestesisti. Il tasso di obiezione italiano è tra i più alti al mondo.

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