IL NUMERO

23.000

L’ondata di violenza che scuote il Messico a causa della guerra fra bande di narcotrafficanti colpisce lo stato di Bassa California del Sud, una delle principali zone turistiche e naturalistiche del paese.

Il Messico deve affrontare le conseguenze impreviste di una guerra al narcotraffico che indebolendo i cartelli, provoca indirettamente una spirale di violenza che negli ultimi 10 anni ha causato oltre 170.000 morti.

Il 2017 sarà ricordato come l’anno più violento del Messico: oltre 23.000 omicidi.

In base ai dati, il mese più duro nell’arco di 20 anni è stato lo scorso ottobre con 2.830 omicidi, mentre a novembre le autorità hanno registrato 2.212 delitti. E non è detto che sia un quadro completo in quanto sono tanti i desaparecidos. Persone che difficilmente torneranno a casa: parliamo di migliaia e non di centinaia.

A rendere tutto ancora più terrificante ci sono diversi indicatori. Nell’ultimo anno sono stati assassinati 10 giornalisti e 30 attivisti per i diritti. Molti colpiti dalle gang, altri da sicari agli ordini di corrotti.

Uno studio ha rivelato che dal 1985 sono state assassinate 52.210 donne, un terzo solo negli ultimi sei anni. Una sovrapposizione “perfetta” alla realtà messicana, dove i network criminali hanno agito in modo indiscriminato e non solo per il controllo dei corridoi della droga diretti negli Usa.

I padrini, attraverso anche bande locali collegate, sono coinvolti nel traffico di carburante, clandestini, medicine taroccate, minerali, armi. Impongono pizzo su coltivazioni di avocado e lime. Hanno in mano parte del racket degli immigrati e della prostituzione. In molte regioni taglieggiano imprese, attività commerciali, bar. Progressivamente hanno contaminato anche zone turistiche come la regione di Acapulco, la Baja California e lo Yucatan. A Cabo San Lucas e La Paz, pochi giorni fa, hanno fatto ritrovare i cadaveri di sei uomini impiccati a dei ponti. Un ammonimento.

L’ondata di violenza è una conseguenza paradossale della guerra al narcotraffico lanciata dallo stato messicano nel 2007 e tuttora in corso. I successi delle forze armate, e in particolare della marina, su alcuni cartelli storici, hanno provocato un vuoto di potere in molti stati del Messico, divenuti così sede di scontri violentissimi tra clan di nuova generazione

Le cifre lasciano poco spazio all’analisi. Da quando l’allora presidente Felipe Calderón lanciò la guerra al narcotraffico fino alla fine del 2016 sono state assassinate in Messico oltre 170.000 persone, i desaparecidos sono invece circa 30.000.

Più le forze armate riescono a smantellare o a indebolire un cartello, più la zona dove questo era predominante precipita in una spirale di violenza. Con i dati attuali, gli analisti considerano che il 2017 si chiuderà con un tasso di 19,87 omicidi ogni 100.000 abitanti. L’anno più violento, finora, era stato il 2011, con un tasso di 19,75 omicidi ogni 100.000 abitanti.

Tags