LA DATA

23 agosto 1305

Il 23 agosto del 1305, a Smithfield, nei pressi di Londra muore, torturato e ucciso dagli inglesi, sir William Wallace, l’eroe nazionale scozzese che aveva guidato la rivolta contro l’occupazione da parte dell’Inghilterra.

Le vicende del “Cuore impavido”, portato sul grande schermo dal film di Mel Gibson, Braveheart, si muovono tra storia e leggenda, tra eroiche imprese e tradimenti, fino all’ultimo capitolo della barbara uccisione e dell’altrettanto barbara ostentazione del cadavere mutilato ai connazionali, ancora in lotta per la libertà.

Ritenuto un uomo del popolo, in contrapposizione al connazionale Roberto di Scozia, anche lui un guerriero, ma di nobili origini, incoronato re nel 1309, Wallace era in realtà molto colto, parlava il francese e conosceva il latino, essendo stato cresciuto dagli zii sacerdoti. Le fonti storiche lo descrivono come un uomo giusto e innamorato della libertà, che nel tempo aveva sviluppato un odio feroce contro gli inglesi responsabili dell’invasione e della sottomissione della Scozia, ma soprattutto dell’uccisione del padre, avvenuta nel 1291.

Nell’ultimo scorcio del XIII secolo, infatti, il re Edoardo I d’Inghilterra era stato coinvolto dagli stessi scozzesi nelle controversie politiche interne con il compito di dirimere, come arbitro imparziale, le vicende legate alla successione al trono della Scozia, dopo la morte della regina Margherita, avvenuta nel 1290. Il sovrano inglese accettò di buon grado l’invito, ma si presentò ai confini con l’esercito e con la chiara intenzione di sottomettere la parte settentrionale dell’isola britannica, che fin da subito venne dichiarata “stato vassallo”. Il trono andò, per volontà dello stesso Edoardo I, al pretendente Giovanni, che tuttavia si rifiutò di rendere omaggio gli inglesi in segno di sottomissione, scatenando la repressione e la guerra, che terminò con la completa sottomissione della Scozia.

Wallace nell’interpretazione di Mel Gibson

Le gesta e la breve storia della lotta di Wallace per l’indipendenza della Scozia, secondo la tradizione popolare, iniziarono nel 1297, quando un banale diverbio con due soldati inglesi sfociò in una rissa in cui i due rimasero uccisi. Contro l’eroe scozzese, descritto come un uomo forte, alto, dal fisico possente e addestrato al combattimento, venne emesso un mandato di cattura che lo costrinse alla fuga e alla macchia.

Da quel momento, intorno alla figura di Wallace, cominciò a raccogliersi il malcontento popolare che presto si trasformò in mobilitazione armata. Nel frattempo si aprivano altri fronti di rivolta contro l’invasore inglese. Wallace e i suoi uomini, che già avevano messo a segno diversi colpi contro al nemico, si unirono a quelli di Andrew De Moray, un nobile scozzese leader delle forze patriottiche. Insieme inflissero una dura sconfitta all’esercito inglese, benché meglio equipaggiato e numericamente superiore, a Stirling Bridge.

La statua di Wallace ad Aberdeen, in Scozia

L’ascesa di Wallace, che era stato nominato Guardiano di Scozia, fu bruscamente interrotta dalla morte dell’alleato De Moray e dalla successiva cruenta invasione da parte dell’esercito di Edaordo I, che costrinse il condottiero alla fuga, mettendo in discussione la sua reputazione di eroe invincibile, che tanto fervore infondeva agli scozzesi.

Tradito da un connazionale comprato a peso d’oro dal sovrano inglese, Wallace, venne infine catturato nei pressi di Londra. A lui fu riservato un trattamento particolarmente crudele. Prima torturato, poi impiccato, quindi squartato, i resti esposti a Perth, Edimburgo, Berwuick e Newcastle e la testa mozzata infilzata su un palo sul London Bridge.

Era la fine del mito e delle speranze degli scozzesi di recuperare la libertà e l’indipendenza, che fu definitivamente raggiunta solo dopo 50 anni, molte durissime battaglie, una seconda guerra e migliaia di morti.

Nella memoria collettiva degli scozzesi, comunque, è Wallace l’eroe dell’indipendenza, a lui sono dedicati monumenti sparsi ovunque e una lapide collocata sul muro del St, Bartholomew’s Hospital, vicino al luogo in cui avvenne l’esecuzione.

 

 

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