LA DATA

23 aprile 1946

Benché la sua storia inizi due anni prima – quando, in analogia all’auto più popolare, la mitica Topolino, viene presentato l’MP5 Paperino, poi ribattezzato “brutto anatroccolo” per via del suo goffo aspetto – questa è la data di nascita della Vespa: quel giorno, infatti, fu depositato dalla Piaggio a Firenze il brevetto per «motocicletta a complesso razionale di organi ed elementi con telaio combinato con parafanghi e cofano ricoprenti tutta la parte meccanica».

Da allora se ne sono venduti, e pur completamente rinnovata se ne continuano a vendere, più di 16 milioni di esemplari. Non fu il primo scooter della storia, già nel 1919 s’era visto L’ABC Scootamota; e dovette dividere la propria fortuna con la sua diretta concorrente, la Lambretta della Innocenti: il mondo era diviso in due, democristiani e comunisti, Beatles e Rolling Stones, Vespa e Lambretta.

Dalla sua la Vespa – progettata dell’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio e probabilmente così battezzata dallo stesso Enrico Piaggio che, vedendo il prototipo e sentendo il rumore del motore, la paragonò a quell’insetto – vanta di far parte della collezione permanente del del MoMA di New York e del Triennale Design Museum di Milano e di aver fatto le fortune di Audrey Hepburn e Gregory Peck in Vacanze romane (1953) e di lì in decine di altre pellicole: Poveri ma belli, Caccia al ladro, I soliti ignoti, La dolce vita, Boccaccio ’70, American Graffiti, Quadrophenia, Scarface, Sapore di mare, Good Morning, Vietnam, Caro diario, Il barbiere di Rio, Il talento di Mr. Ripley, American Pie, The Day After Tomorrow, Munich.

Costava 55.000 Lire, fu inizialmente prodotta (ed anche commercializzata) dalla Lancia che allestì una linea di montaggio simile a quella utilizzata nel 1923 per il modello Lambda (una delle auto più belle e prestigiose di sempre) con la quale condivideva il telaio-carrozzeria a scocca portante: il primo lotto furono 2.500 esemplari, 2.181 dei quali venduti nel 1946, cifra che quintuplicò l’anno successivo, con 10.535 Vespa vendute.

Proprio la carrozzeria portante, che sostituiva il telaio e copriva motore e parti meccaniche, proteggendo il guidatore dalle intemperie e consentendogli di usare la motocicletta con l’abbigliamento di tutti i giorni, fu la più grande innovazione di questo modello.

Aveva motore a due tempi, cilindrata di 98 cm³, tre marce, accensione a volano magnete, potenza massima di 3,2 cavalli a 4.500 giri al minuto, raggiungeva la velocità massima di 60 km/h, superava pendenze del 20%, aveva trasmissione diretta dal cambio alla ruota posteriore senza catena grazie alla posizione del motore, altro particolare base della semplicità progettuale che ne ha favorito il successo planetario.

«Chi Vespa mangia le mele!», recitava uno dei più azzeccati slogan pubblicitari della storia.

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