LA DATA

23 luglio 2011

Il 23 luglio 2011 Amy Winehouse viene trovata morta nella sua casa londinese.

Cantautrice dall’intensa voce dai toni soul e blues, devastata dalla dipendenza da alcool, anche Amy appartiene alla schiera degli artisti colpiti dalla cosiddetta “maledizione del 27”; muore infatti prima ancora di aver compiuto 28 anni, come Jim Morrison, Janis Joplin e tanti altri musicisti, giovani, geniali e dannati.

Amy Winehouse ha avuto una  carriera straordinaria, ma di breve durata; debutta nel 2003 con l’album Frank, raggiungendo il successo con il successivo Back to Black: da quest’ultimo vengono tratti i singoli Rehab, Love Is a Losing Game e l’omonimo Back to Black, che la portano in vetta alle classifiche internazionali e le fanno conquistare cinque Grammy Awards.

Muore in solitudine, guardando i suoi video su Youtube, tra bottiglie di vodka e disordine esistenziale, come racconta la sua guardia del corpo, che la trovó senza vita, quel mattino di luglio, nella sua residenza di Camden Square. Sulle cause del decesso non c’è ancora una verità definitiva.

Il suo terzo album, Hidden Treasures, pubblicato postumo nel dicembre del 2011, vende oltre 60.000 copie soltanto in Italia e conquista il disco di platino.

«Arriva e si siede sul bordo del mio letto. Rimane lì seduta ed è sempre la stessa». Cosí ha dichiarato Mitch Winehouse, il padre di Amy, in una intervista al tabloid britannico The Sun. «Dopo tre anni dalla sua morte mi sono convinto che sarebbe tornata, in qualche forma. E così è successo, il suo spirito mi visita continuamente».

A noi restano la sua voce inconfondibile e le sue canzoni, vere, accorate, struggenti. A metà tra richieste di aiuto e prese d’atto di situazioni senza scampo. Come la bellissima Love is a losing game” che   racconta dell’eterno gioco dell’amore, un gioco dal quale Amy e noi con lei tante volte siamo usciti perdenti. O non ne siamo usciti mai.