LA DATA

23 marzo 1839

In questo giorno del 1839 la parola “ok” fu presentata al mondo da un editore di un giornale di Boston. Nell’edizione del sabato del “Boston Morning Post”, l’editore Charles Gordon Greene inserì l’abbreviazione “o.k” alla fine di un paragrafo, rendendo (non si sa quanto consapevolmente) la locuzione una delle parole più utilizzate nel vocabolario popolare americano. Qual è l’origine di “ok”? Risulta essere un’abbreviazione di “oll korrect”, un simpatico errore ortografico delle parole “all correct”, cioè tutto corretto. Infatti, “ok” è proprio quello che si risponde quando si vuole dare il proprio assenso e dimostrare di essere d’accordo con quanto detto.

Non potendo sottrarci, anche in Italia abbiamo deciso di importare, un po’ come con i pomodori e la  cioccolata, questa espressione e introdurla nel vocabolario comune. È molto più frequente dire “ok” rispetto a “va bene”, forse perché le parole inglese ci suonano sempre esotiche e più affascinanti delle nostre. Nel nostro Paese abbiamo iniziato a sentire questa espressione nel 1943, quando, durante la Seconda guerra mondiale, gli statunitense sbarcarono in Sicilia per poi risalire tutta la penisola. Per avere una diffusione vera e propria di “ok”, bisogna aspettare gli anni Settanta quando con l’aumento del numero delle radio private i dj, affascinati dal mondo musicale d’oltreoceano, iniziarono a utilizzare sempre più questa parola, influenzando così gli ascoltatori.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, “ok” non è stato lanciato nel lessico comune fino alle elezioni presidenziali del 1840 quando William Henry Harrison si scontrò con Martin Van Buren. In quell’occasione, i soprannomi di entrambi i candidati divennero popolari: quello di Harrison era “Tippecanoe e Tyler Too”, mentre Van Buren era conosciuto come “Old Kinderhook”, dal momento che proveniva da Kinderhook, New York. Da qui, i suoi sostenitori iniziarono a utilizzare l’espressione “ok”, dalle iniziali del soprannome del candidato.

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