IL NUMERO

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In euro è la multa che la Commissione europea per la concorrenza ha elevato a Google, nel 2017, per “abuso di posizione dominante”. In parole povere per aver truccato i risultati dello shopping comparativo che il motore di ricerca più usato al mondo forniva agli ignari acquirenti on line.

Secondo l’impianto accusatorio della Commissione, infatti, “Google Search”, negli ultimi dieci anni, nel fornire l’elenco delle pagine trovate, avrebbe dato la precedenza agli annunci postati attraverso “Google Shopping”. Più elevata la cifra pagata e la conseguente rilevanza dell’articolo, migliore il suo posizionamento su Google, con grave danno per altri siti simili e per i retailers che non hanno utilizzato il motore di ricerca dell’azienda americana per promuovere la propria merce.

Ovviamente a essere danneggiati anche e soprattutto i consumatori, che affidandosi al blasonato colosso a stelle e strisce (che da solo copre il 95% delle ricerche on line), anziché comprare il prodotto desiderato a un prezzo più basso, hanno acquistato quello per il quale il rivenditore, secondo il meccanismo del “pay-to-play” aveva pagato di più per farlo comparire nel motore di ricerca.