LA DATA

24 gennaio 1979

È incredibile: grazie all’ineffabile ministro degli Interni Matteo Salvini che ha accostato – con l’innocenza della malafede – il rientro del terrorista Cesare Battisti come un atto di giustizia, che sancisce la fine della lotta comunista in Italia – mettendo in un unico pentolone Berlinguer e Curcio – ci sembra giusto rammentare un fatto terribile avvenuto esattamente quarant’anni fa, il 24 gennaio 1979.

Si era nel pieno dei cosiddetti Anni di piombo. Il Pci – secondo partito italiano – si trovava a fronteggiare, insieme alle contestazioni politiche del Movimento del ‘77, anche l’assalto delle Brigate Rosse, che insieme ad altri gruppi avevano dato una forte accelerazione al loro delirio ideologico, culminato con l’assassinio di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta. Il Pci di Enrico Berlinguer e la Cgil di Luciano Lama, comprendendo il rischio per la vita democratica del Paese che questa deriva fanatica comportava, dichiararono guerra al terrorismo e invitarono gli iscritti a vigilare nelle fabbriche.

All’Italsider di Genova, l’operaio Guido Rossa trovò alcuni volantini delle Brigate Rosse alla macchinetta del caffè e notò anche un rigonfiamento sotto la giacca di un suo compagno, Francesco Berardi. Segnalò il fatto al sindacato interno che qualche giorno dopo decise di aprire l’armadietto del Berardi. Trovarono le prove dei loro sospetti. Rossa decise di denunciare l’uomo e Berardi venne fermato. Si dichiarò prigioniero politico e venne consegnato ai carabinieri. Al processo Rossa testimoniò ciò che aveva visto e Berardi (in seguito morto “suicida” in carcere, ma forse assassinato dai suoi stessi ex compagni) venne condannato a quattro anni e mezzo di reclusione. Temendo una vendetta dei brigatisti, il sindacato offrì a Rossa una scorta formata da operai volontari dell’Italsider, a cui lui decise di rinunciare.

Il 24 gennaio 1979, alle 6.35 del mattino, Rossa uscì dalla sua casa in via Ischia, 4 a Genova per recarsi al lavoro con la sua Fiat 850. Ad attenderlo, su un furgone Fiat 238, un commando composto da Riccardo Dura, Vincenzo Guagliardo e Lorenzo Carpi. I brigatisti gli spararono uccidendolo. Era la prima volta che le Brigate Rosse colpivano un sindacalista organico alla Sinistra. L’omicidio produsse una forte reazione da parte di partiti, sindacati e società civile. Al funerale parteciparono 250.000 persone alla presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini. L’omicidio di Rossa segnò una svolta nella storia delle Brigate Rosse, che da quel momento non riuscirono più a trovare aperture all’interno del proletariato di fabbrica.

Tutto questo per ricordare un po’ di storia patria al nostro allegro ministro Salvini, esperto della disinformazione politica.