DAILY LA DATA

26 aprile 1986
Incidente di Chernobyl

26 aprile 1986, a Chernobyl, esplode il reattore di una centrale nucleare e l'Europa di sveglia sotto una nube radioattiva
AP Photo

Il 26 aprile di trentatré anni fa, l’Europa si risvegliò sotto l’incubo di una nuvola di materiale radioattivo, provocata dal più devastante disastro nucleare mai avvenuto prima. Tutto accadde alle ore 1.23 della notte del 26 aprile 1986, alla centrale nucleare V.I. Lenin, in Ucraina settentrionale – al tempo parte dell’URSS – vicino alla città di Chernobyl, al confine con la Bielorussia. Le cause di questa catastrofe furono varie, dalle gravi mancanze del personale, ai problemi della struttura, alla tecnologia antiquata, alla progettazione dell’impianto, fino alla disastrosa gestione economica e amministrativa. Nel corso delle prove relative ai test “di sicurezza”, infatti, il personale aveva violato un numero imprecisato di norme (di sicurezza e di buon senso), provocando un repentino e incontrollato surriscaldamento del nucleo del reattore, che arrivò a 120 volte la sua potenza massima. In questo modo, si determinò la scissione dell’acqua di refrigerazione in idrogeno e ossigeno a così elevate pressioni, da provocare la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento ormai fuori controllo. Fu così che venne innescata la micidiale esplosione e il conseguente scoperchiamento del reattore, seguito dall’incendio della centrale.

L’enorme e densa nuvola di materiale radioattivo che fuoriuscì dal reattore ricadde prima su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente e rendendo necessaria l’evacuazione di oltre trecentomila persone. Ma altrettanto pericolose nubi radioattive si propagarono in Europa orientale e del Nord, con livelli di contaminazione gradualmente minori, toccando anche Francia, Germania, Svizzera, Italia e Balcani, fino a lambire le coste orientali del Nord America.

L’impatto dell’incidente fu aggravato dalla lentezza nelle operazioni di informazione e di evacuazione degli abitanti che vivevano nei pressi della centrale, ma anche dall’inadeguatezza delle misure adottate per proteggere la popolazione e gli oltre i 600 mila “liquidatori” inviati da Mosca per domare l’incendio che si protrasse per dieci giorni. Dopo oltre trent’anni, vasti territori della Bielorussia e di una piccola parte dell’Ucraina, dove vivono oltre 5 milioni di persone, risultano ancora contaminati, in particolare dal Cesio-137.

Il bilancio ufficiale del disastro parla di 56 morti accertate e 4 mila presunte (tumori e leucemie da attendersi nell’arco di 80 anni, non tutti associabili direttamente al disastro), altri rapporti attribuiscono a Chernobyl centinaia di migliaia di morti. Le emissioni radioattive sprigionate dall’incidente furono 200 volte superiori alla potenza della bomba atomica sganciata su Hiroshima.