LA DATA

26 luglio 1953

«La historia me absolverá». Fidel Castro, rivoluzionario e politico cubano, concluse così la sua arringa difensiva, durante il processo che seguì alla sua cattura nell’agosto del 1953.

Era stato imprigionato dopo il fallito attacco alla caserma Moncada, evento che ha segnato l’avvio della Rivoluzione cubana. È il 26 luglio del 1953, Cuba è in pieno clima di festa per il carnevale e i guerriglieri, guidati dall’allora venticinquenne Fidel Castro e dal fratello Raúl, sperano di poter approfittare della confusione per confondersi tra la folla. L’obiettivo è quello di rovesciare la dittatura di Fulgencio Batista, che aveva ripreso il potere nel 1952 e stava opprimendo il Paese con una dura repressione di ogni opposizione.

Alle 5.15 di quel 26 luglio (il movimento rivoluzionario è, proprio per questo, noto anche come Movimento 26-7) i guerriglieri, vestiti con uniformi dell’esercito, si dirigono verso la caserma. I dettagli del piano non sono noti ai più: nella speranza di un buon esito Fidel ha deciso di tenere quanto più segrete possibile le sue mosse, non condividendole nemmeno con i collaboratori più stretti. L’assalto alla caserma si rivelò, però, fin da subito molto complicato: infatti, un soldato, avendo notato movimenti sospetti, diede l’allarme permettendo così alle forze dell’esercito di organizzarsi e di prendere le armi contro gli assalitori, i quali, probabilmente non erano ben equipaggiati, né propriamente addestrati, per una manovra militare.

I fattori che guidavano la rivolta erano prettamente politici e nessuno (o quasi) dei guerriglieri aveva seguito un preciso addestramento militare che potesse aumentare le loro possibilità di reggere lo scontro con l’esercito di Batista. La superiorità, numerica e materiale, dei soldati del regime non lasciarono molto scampo ai guerriglieri di Castro, che dovettero soccombere nello scontro a fuoco. Coloro che non persero la vita nell’assalto vennero imprigionati e, in molti casi, sottoposti a terribili torture. Lo stesso Fidel venne processato e, in seguito, imprigionato con una condanna a quindici anni (nel 1955, però, venne liberato in seguito a un appello popolare).

La storia, poi, lo ha assolto.