È il numero di foto pubblicate finora su Instagram da Jacqui Kenny. Se questo potrebbe essere il focus della notizia – 27 mila è pur sempre un ragguardevole numero, da lasciare quanto meno sorpresi i webnauti, che pure non sono nuovi ai grandi numeri – l’incredibile ma vera notizia riguarda la modalità degli scatti, alcuni peraltro molto belli e non privi di una certa poesia.
Sono foto di paesaggi desertici, di strade misconosciute, di luoghi dell’altrove, che ritraggono località di tutto il mondo, dal Perú al Senegal, scattate da Jacqui Kenny, una donna che soffre di agorafobia e che, conseguentemente alla sua patologia, non esce mai di casa, ma ha trovato il modo di viaggiare e fotografare il mondo dalla postazione del pc di casa sua, mediante Google Street View.
Jacqui “cammina” per strade a lei negate, trova i particolari che ben si attagliano alla sua sensibilità e scatta, pubblicando poi su Instagram le sue opere, che hanno oltre cinquantamila followers.
Proprio come migliaia e migliaia furono i lettori di Emilio Salgari, che descrisse dalla scrivania di casa sua luoghi in cui mai avrebbe potuto essere: la Malesia, (e qui i ricordi delle gesta di Sandokan si affollano e vanno accantonati a malincuore), le Antille, le Bermuda. Salgari avrebbe di certo approvato l’opera di questa fotografa virtuale e, in un incontro impossibile, le avrebbe dedicato la sua massima: «Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli».
Anche la nostra Jacqui viaggia senza bagagli, senza partenze ed arrivi. Aveva un’azienda, l’ha liquidata e si è ritirata nel solo luogo dove può essere, a causa dei frequenti attacchi di panico che l’esterno le provoca: casa sua. Il mondo cosí le diviene un topos interno e lo incamera con i suoi occhi, camminando accanto agli sconosciuti presenti nelle immagini fornite da Google.
Sconosciuti senza volto, perché cosí vuole la privacy, pixellati dal sistema, che compaiono, spesso, piccoli piccoli, nelle sue foto. Ma non è forse cosí che ci appaiono gli Altri, nel nostro faticoso cammino di ogni giorno, trasfigurato poeticamente da Salvatore Quasimodo?
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole
Ed è subito sera