LA DATA

28 aprile 1253

Il 28 aprile del 1253 Nichiren Daishonin proclamò per la prima volta Nam-myoho-renge-kyo.

Nichiren Daishonin (1222-1282), il fondatore del Buddismo praticato dai membri della Soka Gakkai, è una figura unica nella storia religiosa e sociale del Giappone. Apertamente critico nei confronti del potere costituito e delle scuole buddiste dell’epoca, era anche pieno di calorosa umanità, come mostra il contenuto delle numerose lettere che inviava ai suoi discepoli.

Il profondo interesse per la felicità delle persone comuni lo rese un irremovibile oppositore alle tiranniche e spesso corrotte strutture sociali dell’epoca e, in una società feudale basata sull’obbedienza alle autorità, la vita del Daishonin era colma di difficoltà e persecuzioni. Era una vita dedita a propagare un insegnamento che permette a tutte le persone di liberarsi dalla sofferenza e creare le condizioni affinché il principio del rispetto della dignità della vita si affermi come motivazione fondamentale della società.

Il 28 aprile del 1253 Nichiren Daishonin proclamò la Legge fondamentale “Nam-myoho-renge-kyo” raccogliendo l’eredità di Shakyamuni, il Budda storico, mosso dal desiderio di trovare una pratica che permettesse a tutti di liberarsi delle inevitabili sofferenze della vita. Shakyamuni comprese che la capacità di trasformare la sofferenza, così come era presente in lui, era connaturata nella vita di tutti gli esseri viventi. Diverse centinaia di anni dopo la sua morte, nel travagliato Giappone del XIII secolo, Nichiren Daishonin intraprese una missione analoga: recuperare l’essenza del Buddismo per salvare ogni essere umano dalla sofferenza. Risvegliandosi alla Legge della vita, egli fu in grado di riconoscere che questa Legge fondamentale è contenuta nel “Sutra del loto”, che rappresenta il più alto degli insegnamenti esposti da Shakyamuni. “Sutra del loto”, in giapponese si traduce: Myoho-renge-kyo. In questo modo ogni persona, praticando il suo insegnamento, avrebbe potuto attivare questo grande potere nella propria vita liberandosi radicalmente dalla sofferenza e sperimentando, allo stesso tempo, una gioia profonda. Nichiren Daishonin indicò nel titolo del Sutra del loto il nome della Legge e stabilì la pratica di recitare Nam-myoho-renge-kyo come lo strumento adatto a tutte le persone per attivare e fondare la propria vita su questa Legge, manifestando così nella realtà quotidiana il suo potere di trasformazione.

NAM
Nam proviene dal sanscrito namas, che significa dedicare o dedicarsi.
MYOHO
Myo può essere tradotto come mistico o meraviglioso e Ho significa legge.
RENGE
Renge, significa fiore di loto. Il fiore di loto nasce puro, profumato e incontaminato, nonostante il fango in cui cresce. Allo stesso modo, la bellezza e la dignità della nostra umanità emergono in mezzo alle sofferenze della vita quotidiana. Inoltre, il loto produce nello stesso tempo i fiori e i frutti, a differenza di altre piante nelle quali i frutti appaiono solo dopo l’apertura del fiore e la caduta dei petali. Il frutto della pianta del loto, al contrario, si sviluppa contemporaneamente al fiore e quando il fiore sboccia, il frutto è già lì al suo interno. La metafora del loto illustra il principio della “simultaneità di causa ed effetto”: non bisogna aspettare di diventare perfetti nel futuro, ma è possibile far emergere in qualsiasi momento dalla vita il prorprio potenziale.
KYO
Kyo significa letteralmente sutra, ma in questo contesto indica la legge fondamentale che permea la vita e l’universo, paragonata ad un fiore di loto. Il carattere cinese kyo implica anche l’idea di un “filo”. Per realizzare un tessuto, all’inizio si pongono in verticale i fili che formano la struttura: l’ordito con cui vengono poi intrecciati i fili orizzontali. Nella nostra metafora, l’ordito rappresenta la realtà fondamentale della vita. I fili orizzontali, che rappresentano la trama o disegno, raffigurano le varie attività della nostra vita quotidiana e conferiscono colore e fantasia al tessuto. La nostra vita comprende sia una verità fondamentale e duratura, sia la complessa realtà della nostra esistenza quotidiana con la sua varietà ed unicità al tempo stesso. Una vita intessuta solo di fili orizzontali può disfarsi molto velocemente.

Nam Myoho Renge Kyo” non è un grido di battaglia. La ripetizione di questo mantra opera a livello profondo sullo stato vitale di ogni praticante riavvicinandolo alla consapevolezza del proprio sé e accompagnandolo in un processo di profonda trasformazione per realizzare un modo di vivere più creativo, compassionevole ed elevato. Questo sviluppa un circolo virtuoso di reciproco incoraggiamento volto a celebrare l’infinito valore e dignità della vita umana. Il Daishonin usa una metafora poetica per descrivere questo processo: «Quando un uccello in gabbia canta, i molti uccelli che volano in cielo si raccolgono tutti immediatamente intorno a lui e, vedendoli, l’uccello in gabbia si sforza di uscire» (Conversazione tra un santo e un uomo illuminato, RSND, 1, 118). Allo stesso modo, quando con la bocca recitiamo Nam-myoho-renge-kyo, la natura di Budda, richiamata, invariabilmente emergerà.