DAILY IL NUMERO

280
I giorni di una gravidanza

Con le nuove biotecnologie, e il loro uso preponderante in biogenetica, qual è oggi l’ordine della madre, se non quello simbolico?

Dopo 280 giorni una donna generalmente partorisce, per sé o per altri. In questi ultimi anni si discute molto di GPA anche perché siamo entrati nell’età del “diritto al figlio”, come sostiene Lucetta Scaraffia nel suo saggio La fine della madre.

Ma partendo da molto più lontano, circa 5.000 anni a. C., e dalla nascita del padre quale creatore e demiurgo dell’umanità, questi nove mesi e dieci giorni hanno significato e originato le più svariate teorie naturali e interpretazioni culturali.

Sembra infatti risalire al neolitico la scoperta della consequenzialità tra accoppiamento e paternità, generando così la nascita del patriarcato. Da allora questa conoscenza patriarcale è rimasta per millenni avvolta nel mistero dell’effettivo meccanismo generativo. Parrebbe che un cordone ombelicale unisca l’accostamento del parto alla capacità intellettuale di “partorire con la testa” e la nascita della maieutica, come atto creativo intellettuale, passando per la generazione dallo spirito disincarnato, per poi giungere nel diciassettesimo secolo al magnificativo disvelamento alchemico ad opera di Von Hohenheim: l’Homunculus! Un minuscolo baccello codato contenente un perfetto esserino in attesa di totale germinazione…

Questi 280 giorni, che sembrano così pochi rispetto a 22 mesi di gestazione di un elefante femmina, dimostrano di avere ancora una storia da raccontare e un progressivo disvelamento che tuttora accompagna e accompagnerà la storia umana.

Se Simone De Beauvoir giudica un pregiudizio duro da sconfiggere l’inferiorità della donna in uno dei suoi scritti più importanti, Il Secondo sesso, come non dare ragione alle artiste Goldschmied&Chiari e alle loro metafore su tela sull’illusione della democrazia nella storia dell’antica Grecia?

E nelle nostre democrazie di oggi, siamo ancora sicuri di aver saputo dare sufficiente dignità al bisogno e alla sofferenza? E quale ruolo ha, se non centrale, quello della madre, o è piuttosto del tramonto della madre ciò di cui parliamo? Con le nuove biotecnologie, e il loro uso preponderante in biogenetica, qual è oggi l’ordine della madre, se non quello simbolico?