IL NUMERO

3.500.000

Sono 3.500.000 gli studenti “persi” negli ultimi 20 anni, in Italia, secondo uno studio di “Tuttoscuola”, sul fenomeno della dispersione scolastica. Una vera e propria emorragia di ragazzi che iniziano regolarmente la scuola, ma che poi non terminano gli studi.

La maglia nera spetta alla Sardegna, con un tasso di abbandono del 33%, seguita dalla Campania (29,2%), dalle regioni del Nord Ovest che hanno la stessa dispersione del Sud (25%). Va meglio in Umbria, ferma al 16,1%, ma certo non c’è da gioire se, come scrive “La Repubblica” riprendendo la ricerca di “Tuttoscuola”, siamo all’ultimo posto al mondo. «Giappone, Norvegia e Corea – si legge sul sito del quotidiano – hanno un tasso di dispersione a 18 anni pari allo zero. Thailandia, Russia, Taipei, Kazakistan viaggiano sotto il 5 per cento. Canada, Australia, Israele, Giordania e Singapore sotto il dieci per cento».

Se questo è l’andamento secondo lo studio, intitolato appunto La scuola colabrodo, dei 590.000 ragazzi che in questi giorni si apprestano al loro primo giorno di scuola superiore, almeno 130.000 non arriveranno al diploma, andando a confermare il dato dei 2 italiani su 5 che non hanno un titolo di studio oltre la licenza media e di un giovane su 4 che non studia e non lavora.

Inoltre, scrive “Tuttoscuola”, «tra chi si diploma e si iscrive all’università, uno su due non ce la fa. Complessivamente su 100 iscritti alle superiori solo 18 si laureano. Ma poi un quarto dei laureati va a lavorare all’estero… E il 38% dei diplomati e laureati che restano non trovano un lavoro corrispondente al livello degli studi che hanno fatto. Un disastro. Negli ultimi vent’anni si è provato a correre ai ripari, anche grazie a iniziative esterne di volontari e associazioni. E il tasso di abbandono scolastico è diminuito: tra il 2013 e il 2018 hanno detto addio in anticipo ai professori 151.000 ragazzi, il 24,7% del totale, contro il 36,7 del 1996-2000. Sicuramente risultati incoraggianti, ma ancora insufficienti.

Perché spesso chi abbandona i libri così precocemente finisce nel buco nero dei Neet, quei giovani che non studiano e non lavorano di cui fa parte 1 ventenne su 3 del Mezzogiorno».