LA DATA

30 settembre 1955

Venerdì 30 settembre 1955, un afoso tardo pomeriggio sulla costa californiana. È qui, sulla statale 466 in direzione di Salinas, che una Porsche 550 Spyder si scontra frontalmente con una Ford Custom Tudor, che gli ha tagliato la strada. A bordo della Porsche, l’attore James Dean, che spirò poco dopo all’ospedale Paso Robles, gettando nello sconforto milioni di fans in tutto il mondo.

Aveva solo 24 anni, era nato l’8 febbraio del 1931 a Marion, nell’Indiana, ma aveva già all’attivo tre film, come La valle dell’Eden, di Elia Kazan, Gioventù bruciata, diretto da Nicholas Ray, e Il Gigante, di George Stevens, le cui riprese terminarono pochi giorni prima della sua morte.

Icona del ribelle, proprio negli anni in cui l’America scopriva il Rock ‘n Roll e cominciava a perdere il velo di perbenismo dietro al quale aveva nascosto conflitti sociali, etnici e razziali, dando il là a quella rivoluzionaria cultura giovanile che avrebbe cambiato il mondo.

Pur nella sua brevissima carriera, James Dean è riuscito come pochi altri a segnare un epoca, a influenzare la moda, i comportamenti e il costume, imponendo la figura del giovane scapestrato, prototipo di ogni teenager. Personaggio enigmatico e singolare, come dicono i critici «recitò nel modo in cui visse, e visse come recitò sul grande schermo». Come altri grandi miti non ha fatto in tempo a invecchiare ed è rimasto per sempre il ragazzo con lo sguardo obliquo, la tshirt e il giubbotto di pelle, i jeans e l’immancabile sigaretta.

Anche la sua adolescenza era stata da manuale del ribelle: era nato in uno stato rurale tra i più depressi degli States, la vita segnata dalla prematura morte della madre e da un difficile rapporto con il padre, che lo aveva portato a sviluppare una personalità inquieta, eccentrica, ambiziosa, carica di conflitti mai del tutto risolti. Nel sogno del cinema, il giovane James Byron Dean, che nel frattempo aveva frequentato il celebre Actor’s Studio, proiettava tutta la sua voglia d scappare e di emergere.

Elia Kazan lo preferì a Marlon Brando e a Montgomery Clift per la parte di Cal Trask nel capolavoro La valle dell’Eden, proprio per l’irruenta carica emotiva, il risentimento verso il mondo adulto e la profonda infelicità che marchiavano a fuoco la sua recitazione. L’angoscia che portava sul grande schermo era la stessa che provava nella vita.

Per questo la sua recitazione non era solo un’ottima interpretazione cinematografica, ma qualcosa di più potente. Forse anche per questo, i ragazzi lo assunsero a modello di un’intera generazione che, per la prima volta, cercava di affermarsi. Del resto lui stesso aveva coniato il motto «sogna come se potessi vivere in eterno, vivi come se dovessi morire oggi».

Come scrisse il regista francese Francois Truffaut, «Dean va contro cinquant’anni di cinema. Lui recita qualcos’altro da quello che pronuncia, il suo sguardo non segue la conversazione, provoca una sfasatura tra l’espressione e la cosa espressa. Ogni suo gesto è imprevedibile. Dean può, parlando, girare la schiena alla cinepresa e terminare in questo modo la scena, può spingere bruscamente la testa all’indietro o buttarsi in avanti, può ridere là dove un altro attore piangerebbe e viceversa, perché ha ucciso la recitazione psicologica il giorno stesso in cui è apparso sulla scena».