LA DATA

31 ottobre 1892

«Elementare, Watson». Chi non ha mai letto o sentito questa frase tanto celebre, di un personaggio rimasto nella storia, quasi quanto il maghetto con gli occhiali tondi e la cicatrice? È Sherlock Holmes, nato il 31 ottobre 1892, in un mondo tutto suo, tra le pagine (prime pagine di una lunga serie di storie, prequel, fan fiction, serie tv) dei racconti di Arthur Conan Doyle, Le avventure di Sherlock Holmes, appunto.

Un colpo di genio diventato un classico. Sherlock e le sue prodigiose capacità deduttive, quasi incompreso nel suo modo di essere tenebrosamente romantico e dannato, attento a tutto quello che succede intorno a lui, ma che quasi si dimentica di se stesso. A Watson, allora, il compito, quasi più importante e difficile degli altri, di essere, oltre all’insostituibile spalla destra (e poi piede, mano, occhio, tallone d’Achille e perfino ruga d’espressione), anche la coscienza, l’amico più fedele, nonché il narratore del racconto.

Indizi che non tornano, verità insabbiate dai potenti, innocenti in un buco nero, soluzioni. «È una mia vecchia massima che, una volta escluso l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, non può che essere la verità». Ripete Scherlok. Il primo poliziesco per ogni tipo di età è entrato nella lista dei 100 migliori gialli letterari della storia, con una raccolta composta da ben dodici racconti, pubblicati individualmente in un primo momento sullo 2Strand Magazine tra il luglio 1891 e il giugno 18922.

Come poter riassumere il suo mondo? Come dice il protagonista stesso, «la mia vita non è che un continuo sforzo per sfuggire alla banalità dell’esistenza».

 

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