DAILY IL NUMERO

34
La somma del “quadrato magico”

La particolarità di quel quadrato è che sommando i numeri tanto in orizzontale quanto in verticale ed anche nelle due diagonali, il numero che si ottiene è sempre 34

Quanti amano osservare i dettagli di cosa vedono – una città, una montagna, un dipinto –, incappando nella splendida raffigurazione della Melancholia incisa a bulino da Albrecht Dürer  pare nel 1514, la cui miglior copia esistente (misura 23,9 X 28,9 cm) è conservata alla Staatliche Kunsthalle di Karlsruhe, avrà notato, tra i numerosi riferimenti esoterici inseriti dall’artista nel disegno – in alto a destra alle spalle della mesta figura femminile munita di ali, per cui forse un angelo – un quadrato diviso in 16 caselle, in ognuna delle quali è impresso un numero che va appunto dall’1 al 16.

Vien chiamato “quadrato magico” e di esso ne dà un’impareggiabile descrizione Thomas Mann nel più maturo dei suoi romanzi, il Doctor Faustus, pubblicato nel 1947 dopo 4 anni di scrittura trascorsi in esilio negli Stati Uniti con l’intento di narrare come la sua amata Germania, al pari del protagonista della storia, avesse consegnato al demonio la propria folle ambizione.

La particolarità di quel quadrato – la sua “magia” – è infatti che sommando i numeri tanto in orizzontale quanto in verticale ed anche nelle due diagonali, il numero che si ottiene è sempre 34.

Descrivendo la stanza dove a Halle vive Adrian Leverkün, il protagonista della storia, Sopra al «pianino preso a nolo» scrive Mann, «era fissata con puntine alla parete un’incisione aritmetica da lui scovata nella bottega di non so quale antiquario: era un cosiddetto quadrato magico come lo si vede anche nella Melancholiadi Albrecht Dürer  accanto alla clessidra, al compasso, alla bilancia, al poliedro e ad altri simboli. Come lì,  la figura era suddivisa in sedici  caselle numerate con le cifre arabica di modo che l’1 appariva in basso nell’ultima casella a destra, il 16 in alto nell’ultima a sinistra;  e la magia – o stranezza – consisteva nel fatto che questi numeri, comunque si sommassero, dall’alto  in basso oppure orizzontalmente o in diagonale, davano sempre la somma di 34».

All’incisione di Dürer fa riferimento anche Dan Brown nel romanzo Il simbolo perduto.

 

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