IL NUMERO

39

È il numero di sintomi – tra cui comparsa di acne, palpitazioni, epilessia, postura scorretta, fino all’infermità – attribuiti alla masturbazione e descritti nel libro Plain Facts for Old and Young: Embracing the Natural History and Hygiene of Organic Life” dal medico americano John Harvey Kellogg, fratello di William Keith Kellogg che il 19 febbraio 1906 fondò la Battle Creek Toasted Corn Flake Company, nel 1922 ribattezzata Kellogg’s Company, produttrice dei celebri Corn flakes finiti nella tazza di latte mattutina di milioni di persone in tutto il mondo e oggi al centro di una polemica “di genere” di cui TESSERE ha dato conto con il numero 8, quello degli anni di Daliah Lee, una ragazzina di Canberra in Australia che ha dato del filo da torcere al colosso statunitense dei cereali da colazione, facendo sperare che le generazioni future saranno capaci di rendere questo mondo un po’migliore.

Entrambi i fratelli Kellogg erano seguaci della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno e John Harvey, che lavorava presso il Battle Creek Sanitarium, si era intestardito sul fatto che ogni atto sessuale facesse male non soltanto al fisico, ma anche alla mente, al punto tale da non aver mai consumato il matrimonio con la moglie, dormendo i due in stanze separate e avendo deciso di adottare i propri figli.

Ma più del sesso, racconta un articolo di Ilaria Betti pubblicato dall’“Huffington Post” nell’agosto del 2015, John Harvey Kellogg, disprezzava la masturbazione, giungendo appunto ad individuare 39 gravi sintomi prodotti da quella pratica per lo più solitaria che secondo Woody Allen è un modo di «fare l’amore con qualcuno che stimate veramente».

Non solo, dunque, ne stigmatizzò la pratica nel suo volume di medicina, ma col fratello William Keith mise a punto una dieta che impedisse alle persone di aver quella “brutta abitudine”: eliminare la carne e i cibi molto saporiti responsabili di aumentare il desiderio sessuale, meglio cibi poveri capaci di purificare il corpo e lo spirito.

La sperimentò al Battle Creek Sanitarium in Michigan dove lavorava e – una volta convintosi che al posto di uova e pancetta in odore di essere afrodisiaci una bella colazione insipida fosse in grado di allontanare dalla mente della gente il pensiero del sesso e del piacere autoindotto – iniziò con il fratello a commercializzare quei fiocchi d’avena da inzuppare nel latte o nello yogurt, prodotto quest’ultimo di cui fu nel 1909 uno dei primi promotori americani.

I Kellogg’s Corn Flakes, dunque, furono inventati per combattere la masturbazione e per trasformare le generazioni a venire dei fiorenti Stati Uniti d’America in fervidi puritani, poco importa se con qualche fobia ben celata sotto al cappello da cow boy.

Nacquero così i “Granola”, antenati degli attuali corn flakes, cereali in cui l’avena e il granoturco sono cotti insieme e poi rotti in tanti piccoli pezzi.

Per perseguire il suo obiettivo di purificare il corpo inventò anche una tecnica di “idroterapia” con cui tenere pulito l’intestino tramite clisteri. Non contento, giunse a proporre di applicare acido fenico sul clitoride delle ragazze per bruciarlo, un po’ come si fa altrove con l’infibulazione, assopendo così quella brutta bestia che è il desiderio, quello femminile in particolare.

Fortunatamente non ascoltato quanto avrebbe voluto riguardo alle sue drastiche cure contro la masturbazione, John Harvey Kellogg e suo fratello William Keith misero in piedi un impero che nel 2011 dichiarava un fatturato di 13,19 miliardi di dollari, con un utile netto di 1,23 miliardi nel quale lavorano quasi 31.000 dipendenti.

La storia “sessuofobica” della nascita dei famosi Kellogg’s Corn Flakes fu tirata fuori dai giornali nel 2015 quando la società cambiò strategie commerciali affermando di utilizzare soltanto ingredienti naturali per la produzione. Dinanzi ad essa anche le rimostranze “di genere” sollevate da Daliah Lee perché sulle confezioni di Nutri-Grain, «il suo cereale preferito», compaiono solo ragazzi e mai ragazze assumono un valore ben più ampio.