IL NUMERO

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«Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita». Immortale e straordinario il professor Keating, L’attimo fuggente. Quattro anni fa, quell’11 agosto 2014, per lui, Robin Williams, il tempo era definitivamente passato, svanito assieme alle capacità di muoversi e ricordare le battute di un copione.

E così, a 63 anni e 60 film dopo, tra cui alcuni assoluti capolavori di recitazione, indelebile testimonianza di un genio della commedia e non solo, l’attore americano si suicidò. Non poteva più sopportare la malattia neurodegenerativa che lo affliggeva da alcuni anni. Aveva combattuto e sconfitto depressione, alcol e droga, e un’operazione al cuore nel 2009, ma come dichiarò la moglie Susan Williams, un anno dopo la morte, «la demenza da corpi di Lewy,  la seconda forma di malattia neurodegenerativa più diffusa dopo il morbo di Alzheimer, lo aveva portato a soffrire di paranoia, allucinazioni e difficoltà motorie, e tre mesi dopo una diagnosi senza speranza decise di farla finita, impiccandosi».

Robin Williams è legato a interpretazioni leggendarie. Ha esordito come l’esilarante alieno Mork di una serie di culto, nel 1977, poi in un esaltante crescendo è stato Peter Pan per Spielberg, il dottor Hunter ‘”Patch” Adams, l’androide Andrew Martin de L’uomo bicentenario; protagonista in Mrs. Doubtfire (negli irresistibili panni di un’anziana donna), Jumanji, Hook – Capitan Uncino, La leggenda del Re  Pescatore, Risvegli.

Ma i suoi capolavori – per entrambi ebbe la nomination all’Oscar – sono stati Good Morning Vietnam (dove scatenò la sua irrefrenabile energia vocale) e L’attimo fuggente, in cui interpretò il ruolo del professore tenace, rivoluzionario e fuori dagli schemi che, come scrisse la critica, «è diventato il prototipo neo-romantico di professore-modello sognato da milioni di studenti». A consacrarlo definitivamente arrivò poi Will Hunting”, dove era il precettore di Matt Damon, genio ribelle. Nelle vesti dello psicologo Sean McGuire ottenne, finalmente, l’Oscar come miglior attore non protagonista.