DAILY LA DATA

4 luglio 1865
Viene pubblicato “Alice nel paese delle meraviglie”

Il suo autore è Charles Lutwidge Dodgson, matematico, fotografo e scrittore inglese, che si ispirò alla piccola Alice Liddell

Come ebbe a dire Aldo Busi: «Questo è il libro che ci riconcilia con la disgrazia più irrimediabile della vita: non essere mai adulti e poi, improvvisamente, non essere più bambini».

In realtà è il libro di molte altre cose, dipende dal punto di vista e dalle chiavi di lettura che più ci aggradano. La prima stravaganza risulta essere proprio il suo autore Charles Lutwidge Dodgson, matematico, fotografo e scrittore inglese. Tendenzialmente schivo, il professore di matematica di Oxford prese l’abitudine di portare le tre piccole sorelle Liddell (Lorina, Edith e Alice) a fare lunghi giri in barca, durante i quali inventava  favole meravigliose. Alice che, all’epoca del libro, era una bambina di quattro anni, divenne l’ispiratrice di quei racconti tanto che Charles intrattenne con lei una lunga amicizia. Il professore era attratto dalle bambine e le fotografava in continuazione definendo questa sua passione col liberarsi del pesante fardello della simbologia vittoriana e ritraendo, quindi, le sue giovani modelle più come fate, libere creature dei boschi, che come beneducate damigelle della buona società inglese, anche se risulta difficile non pensare ad una forma di pedofilia seppur innocua.

Ma veniamo ad Alice che si addormenta e sogna di seguire un coniglio bianco in un mondo fantastico, che contraddice le leggi fisiche di quello reale, pieno di personaggi incredibili e paradossali: il mondo, appunto, delle meraviglie. Alice nel Paese delle meraviglie racconta molte storie, è un compendio di fantasia e logica matematica, un complesso gioco di lucida follia ricco insegnamenti:

«Allora, quando parli, dovresti dire ciò che intendi dire, soggiunse il Leprotto Marzolino»
«Certo replicò prontamente Alice; perlomeno – perlomeno io intendo dire proprio ciò che dico – che è poi la stessa cosa, no?»

«No che non è la stessa cosa! esclamò il Cappellaio. A questa stregua, potresti sostenere che “Vedo ciò che mangio” sia la stessa cosa di “Mangio ciò che vedo”!”»
«A questa stregua aggiunse il Leprotto Marzolino, potresti sostenere che “Mi piace quello che prendo” sia la stessa cosa di “Prendo quello che mi piace!”»

Un mondo psichedelico dove un bruco, da vero antesignano della drug culture degli anni ‘60, fuma il narghilè e suggerisce ad Alice di mangiare un fungo magico, magari ascoltando  White Rabbit, manifesto del rock psichedelico dei Jefferson Airplane.

«Prima di fare colazione penso a sei cose impossibili… Contale Alice: 1. C’e una pozione che ti fa rimpicciolire; 2. E una torta che ti fa ingrandire; 3. Gli animali parlano; 4. I gatti evaporano; 5. Esiste un Paese delle Meraviglie; 6. Posso uccidere il Ciciarampa!»

Navigando in rete capita di trovare suggestioni molto interessanti come la quantità di blog scientifici che citano Alice nel Paese delle Meraviglie, affiancando le allusioni alla scienza.

Teresa Celestino e il suo blog chimico-didattico Urto Efficace, dove in “Oltre lo specchio“ ci fa scoprire le meraviglie dello specchio e le sue strane regole applicate alla chimica, oppure Annarita Ruberto dal suo Scientificando, ci propone “Alice e la Zuppa di Quark e Gluoni“ prendendo in prestito il tema per illustrare il mondo dell’infinitamente piccolo insieme con Alice, ed anche “Lo Stregatto Quantistico“ di  Peppe Liberti, un nuovo paradosso che agita la fisica dei quanti.

Ma adesso scusatemi, perché «E’ tardi! E’ tardi!» e anch’io voglio inseguire il mio cappellaio matto giù per qualche buco.

«Il segreto, cara Alice, è circondarsi di persone che ti facciano sorridere il cuore. È allora, solo allora, che troverai il Paese delle Meraviglie»