LA DATA

4 maggio 1789

Preceduta da anni di recessione economica dovuta alla disastrosa politica espansionistica del Re Sole e agli sprechi di una corte parassitaria, annunciata dai tentativi di riforma fiscale del ministro Necker e dalla pubblicazione di un bilancio dello stato truccato per non scatenare le ire del popolo, chiamata a gran voce dalle migliaia di cahiers de doléances che piovono sulla scrivania di Luigi XVI da ogni parte della Francia, si apre a Versailles l’Assemblea degli Stati Generali.

Il Parlamento francese, rappresentativo dei tre ordini in cui era suddivisa la società dell’Ancien Régime, (Nobiltà, Clero e Terzo Stato), non era più stato convocato dal 1614, quando Maria de’ Medici, vedova di Enrico IV e reggente in nome del figlio futuro Luigi XIII, aveva consultato per l’ultima volta l’assemblea. Nessuno poteva immaginare, nel corso della sfarzosa cerimonia che precedette l’inizio dei lavori veri e propri, che presto quello scrigno di lusso sfrenato, privilegi e intrighi, si sarebbe trasformato in una trappola mortale.

Voluta dal Re Sole su progetto degli architetti Louis Le Vau, Jules Hardouin-Mansart e Robert de Cotte, la reggia sorse come ampliamento di un precedente casino di caccia nella tenuta a circa 20 chilometri da Parigi ed era circondata da ettari di giardini all’italiana impreziositi da 1400 getti di giochi d’acqua, per alimentare i quali (un consumo stimato circa 630 metri cubi all’ora) prima fu deviato il corso del fiume Bièvre, poi fu costruito un apposito acquedotto per pompare verso l’alto le acque della stessa Senna. La macchina di Marly, come era chiamato il complesso sistema idraulico con il quale l’acqua veniva portata fino a 163 metri di altezza, riforniva la gabbia dorata che Luigi XIV volle abitare in luogo degli oscuri ed insidiosi corridoi del Louvre.

E fu proprio di ritorno da una gita a Marly che il sovrano, improvvisamente depresso e dolorante per una fitta alla gamba sinistra, mostrò i segni inequivocabili della cancrena che pochi giorni dopo, il 1° settembre del 1715, lo condusse alla morte: la sua splendida e costosissima uccelliera per pappagalli addestrati a non nuocere continuò ad ospitare i fastosi cerimoniali di corte fino al 6 ottobre 1789.

Il giorno precedente le popolane di Parigi, infuriate per la mancanza di generi alimentari, lo stallo in cui versavano i lavori degli Stati Generali e l’inettitudine del re, riversarono la loro rabbia per le strade che conducevano alla reggia e, dopo aver camminato per circa sei ore, ne raggiunsero i cancelli. Fu solo per l’intervento del comandante della Guardia Nazionale La Fayette, amato eroe della Rivoluzione americana, che le donne inferocite non arrivarono ad uccidere la stessa Maria Antonietta, da sempre bersaglio dell’odio popolare.

Ricevute dal Re in persona in una delegazione di sei, fra cui la celebre Madame Chénet, le donne del mercato ottennero che la famiglia reale al completo si trasferisse seduta stante a Parigi. Questo, e non l’episodio del 14 luglio da lui ampiamente sottostimato, fu per il “cittadino Capeto” il vero inizio della Rivoluzione che, di lì a quattro anni, avrebbe reclamato la sua testa.

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