IL NUMERO

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È la percentuale della popolazione dei leoni africani perduta negli ultimi 21 anni. Estinto da tempo in tutto il Nord Africa, in ben 12 Paesi subsahariani, il leone è ora in via d’estinzione anche in Africa occidentale, dove rimangono solo poche centinaia di questi splendidi felini. Secondo le stime dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, sono meno di 20.000 i leoni presenti in tutto il continente africano.

La notizia è stata pubblicata sul sito del Wwf, che ha lanciato l’allarme in occasione della Giornata mondiale del leone, lo scorso 10 agosto.

Non va meglio ai cugini asiatici, che sono rimasti in 600 esemplari solo nel Parco Nazionale di Gir, in India, e seriamente a rischio di estinzione.

Purtroppo, negli anni, l’habitat di questo grande felino è ridotto a meno dell’8% di quanto era in precedenza, oltre ad essere frammentato a causa delle attività dell’uomo, che influiscono anche sulla presenza di prede e cibo per i leoni. A questo problema si aggiunge la piaga del bracconaggio, le malattie (cimurro, tubercolosi, immunodeficienza felina), la difficile convivenza con l’uomo, il traffico di ossa e di altre parti del corpo usate nella medicina non convenzionale, la nuova “moda” del trophy hunting, in cui ricchi cacciatori pagano migliaia di dollari per sparare ad esemplari di leone in riserve di caccia.

Tre anni fa sollevò un coro di proteste in tutto il mondo il caso di Cecil, detto “il re leone” (nella foto), uno splendido maschio di 13 anni, simbolo del parco dello Zimbabwe, ucciso legalmente, dietro pagamento di 50.000 dollari, da Walter J. Palmer, un dentista di Minneapolis. Eppure, appena due anni dopo, nel 2017, malgrado l’indignazione per la morte di Cecil, la stessa sorte è toccata al figlio, il leone Xanda che si era allontanato dal parco. Anche in questo caso il “cacciatore” aveva regolare autorizzazione.

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