Sono 29 i bambini morti nell’ultimo attacco aereo in Yemen, avvenuto nei giorni scorsi nella provincia settentrionale di Saada, una roccaforte dei ribelli sciiti Houthi.
Il bilancio della Croce rossa internazionale parla di un totale di 43 morti e circa 50 feriti, ma il numero è impreciso e provvisorio. Il raid aereo, secondo fonti locali sferrato dalla coalizione a guida saudita, ha colpito l’affollato mercato di Dahyan e uno scuolabus pieno di bambini sotto i 10 anni.
Una delle pagine più buie e sanguinose di un conflitto “dimenticato”, che da quando è iniziato, nel 2015, ha provocato oltre 17.000 vittime tra i civili. Per l’esattezza, secondo i dati diffusi dall’Onu aggiornati al 9 agosto 2018, 6.592 morti e 10.470 feriti, la maggior parte dei quali colpiti durante gli attacchi aerei della coalizione. Le conseguenze della azioni di guerra sono aggravate dal blocco di ogni rifornimento di cibo e medicinali che sta portando i circa 7 milioni di yemeniti alla fame, mentre epidemie di difterite e colera stanno falcidiando la popolazione, ormai ridotta allo stremo. Almeno 2.000 sarebbero i morti di colera negli ultimi tre mesi del 2017.
La guerra civile dello Yemen, è iniziata tre anni fa con l’operazione “Decisive Storm”, lanciata dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi Uniti e dai loro alleati (in tutto nove Paesi arabi sunniti), per consentire al governo del presidente Abd Rabbuh Mansour Hadi, riconosciuto a livello internazionale, di riconquistare le aree dello Yemen occupate dai ribelli Houthi (sciiti), che dal 2015 controllano la capitale San’a.