IL NUMERO

46.8 milioni

Quarantasei milioni e ottocentomila: tante sono le persone colpite nel mondo da Alzheimer e altre forme di demenza senile, secondo il World Alzheimer Report 2016. Si calcola in proiezione che questo numero nel 2050, a causa dell’invecchiamento della popolazione, salirà a 131 milioni.

Si indicano con il termine demenza le differenti malattie cerebrali che alterano progressivamente alcune funzioni: la memoria, il pensiero, la capacità di ragionamento, l’articolazione del linguaggio, l’orientamento spazio temporale, la personalità e il comportamento consueto di un individuo, e che li alterano a tal punto da impedire i normali atti quotidiani; fra i tipi di demenza l’Alzheimer è la più comune, interessa il 50 – 60% dei casi.

La malattia, descritta nel 1906 dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer, consiste in un processo degenerativo che colpisce progressivamente le cellule cerebrali, provocando in breve il declino globale delle funzioni cognitive e il deterioramento della personalità e della vita di relazione, sia del malato sia dei familiari che se ne occupano.

Il professor Giulio Masotti, presidente onorario della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, a un convegno nazionale tenutosi in questi giorni a Pistoia ha dichiarato: «In Italia l’Alzheimer è già la terza causa di morte. Non solo: condanna a lunghi anni di sofferenza e comporta spese che troppi non possono neppure permettersi, con già 1,3 milioni di malati (85 mila in Toscana, 20 mila a Firenze, 7 mila a Pistoia) e oltre a 4 milioni di caregiver. In queste condizioni a che serve diventare più longevi?».