IL NUMERO

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Sono i posti in ospedale per i quali concorrono 5.000 giovani infermieri meridionali in cerca di un’assunzione “regolare” al Nord, «un rito che – scrive Flavia Perina in un articolo pubblicato da “Linkiesta” intitolato Meridionali nullafacenti? Falso: Il Sud è un posto dove si lavora troppo per troppo poco – qualcuno ripete per la ventesima volta».

«Non sono disoccupati – prosegue Flavia Perina –, lavorano tutti nelle loro città ma in condizioni feudali: a partita Iva, a chiamata, a part-time “quando serve”, a giornata, a sostituzione, a 8,50 lorde all’ora ma anche a 6, incluse le spese di benzina e trasporti legate agli interventi domiciliari».

Sciorina altre cifre l’articolo: 165 mila candidati per 63 mila posti al concorso scuola 2016 non ancora finito, 400 mila domande per 1.148 posti a quello della Polizia, 85 mila domande per 30 posti in Bankitalia.

«È la New Economy all’italiana» commenta la giornalista che aggiunge: «Il vecchio caporalato metteva in fila i braccianti e passava coi camion caricando i cafoni necessari alla raccolta dei pomodori o delle mandorle. Il nuovo non ne ha bisogno. Vanno loro. Si sono organizzati, affittano pullman, dividono le spese, partono di notte a centinaia per risparmiare sul treno e sul pernottamento, si accodano, fanno i quiz, ritornano ai loro lavoretti meridionali, dando vita a un ecosistema della disperazione dove c’è qualche spiccio per tutti: chi allestisce il servizio, i noleggiatori, gli autisti, e perfino le società organizzatrici di concorso che di solito sono pagate un tot a persona».

Il Sud, insomma, non è il territorio dei nullafacenti che aspirano al sussidio, «è il luogo dove si fanno 800 chilometri di notte per conquistarsi un contratto, dove si lavora nei call center a 2,50 euro lordi l’ora, dove i camionisti si iscrivono alle liste di collocamento polacche o rumene pur di essere assunti, dove si trotta otto ore al giorno nei bar per quattrocento euro al mese». Ed è la terra di conquista di populismi improvvisati e geniali operazioni leghiste.