IL NUMERO

50.694.000.000

Il numero spropositato di oggi, 50 miliardi e 694 milioni, sono le ore che le donne italiane impiegano ogni anno in quella che l’Istat – autrice del calcolo – definisce “produzione familiare”. Fuori dalla statistica: incombenze domestiche di ogni tipo e lavoro di cura nei confronti di figli, nipoti, genitori anziani, suoceri e congiunti vari, in un alternarsi frenetico e multitasking tra i ruoli di cuoca, infermiera, guardarobiera, giardiniera, baby sitter, badante, stiratrice, lavapiatti, colf, ecc. ecc.

Il maggior contributo è fornito dalle casalinghe, che in Italia sono solo sette milioni 338mila ma che portano sulle spalle ben 20 miliardi e 349 milioni di ore l’anno di produzione familiare. Senza stipendio, senza contributi, senza tredicesima, ferie e malattie retribuite. Sono quelle donne che sbrigativamente vengono definite come quelle che “non lavorano”.

Della ricerca Istat “Le casalinghe in Italia 2016” ieri parlavano un po’ tutti i quotidiani. Ma mentre la giornalista di Libero sottolineava garrula il fatto che il numero delle casalinghe è diminuito per effetto della maggiore istruzione delle donne, più brave dei maschi nello studio e giustamente ambiziose di avere un’occupazione fuori casa (peccato che poi nei posti di potere continuino ad arrivare i maschi, anche se più somari a scuola), La Stampa affidava un commento ai dati all’esperta di Statistica sociale e della condizione femminile Linda Laura Sabbadini che metteva in luce l’enorme contributo dato dalle donne al funzionamento del Paese. Il Paese quello reale, fatto di pannolini sporchi, disabili da accudire, nonni allettati e piatti nel secchiaio, più che di consigli di amministrazione e vertici con gli stakeholder. Un numero di ore di lavoro di cura e domestico, i 50 miliardi e rotti del titolo, che è addirittura superiore alle ore di lavoro retribuito di donne e uomini insieme, che si ferma a 41 miliardi e 794 milioni annui.

Troppo spesso non riconosciuto, il lavoro delle donne (che per la maggioranza si somma a un’occupazione fuori casa, di solito con retribuzione più bassa di quella degli uomini nella stessa posizione) è quello che fa andare avanti le singole baracche familiari e, tutte insieme, il baraccone Paese.

Ricordarsi del numero scritto nel titolo non sarà male immaginando che cosa potrebbe succedere se aprendo il frigorifero lo si scoprisse vuoto, nel guardaroba non si trovasse neppure una camicia stirata, si dovesse accompagnare il bambino in piscina invece di andare in riunione con il presidente e lasciare mezzo stipendio a una badante per assistere il nonno. Ma, si sa, gli uomini hanno scarsa immaginazione.