«Il numero crescente di traduzioni sottolinea l’universalità della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e il potere delle sue parole di risuonare con forza attraverso tutte le culture e i linguaggi». Così ebbe a dire, a dicembre 2016, l’allora Alto commissario per i Diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, commentando il 501esimo idioma (la lingua quechua parlata nel Nord della Bolivia da circa 116.000 persone) in cui è stata ufficialmente tradotta la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Già nel Guinnes dei primati nel 1999, con 298 traduzioni, i 30 articoli del documento adottato dall’Assemblea Generale dell’Onu il 10 dicembre 1948, hanno raggiunto le 370 lingue ufficiali nel 2009, le 501 nel 2014 e, pare, le 513 nel 2018, anche se questo dato non è confermato.
Si va dalla lingua abcasa allo zulu, passando attraverso idiomi e dialetti, tra cui, in Italia, il ligure, il friulano e il sardo.
La Dichiarazione Universale dei Diritti umani è stata tradotta in italiano nel 1955, quando l’Italia ha aderito alle Nazioni Unite, il 14 dicembre di quell’anno.