LA DATA

6 febbraio 1577

Per chi la pensasse un personaggio immaginario, protagonista di racconti di grandi autori (da Stendhal a Moravia), drammi e opere liriche, possiamo invece attestare che si tratta di un personaggio realmente esistito, con una data di nascita e una (drammatica) di morte. La nobildonna romana nata in questo giorno del 1577 era la sfortunata Beatrice Cenci, figlia del conte Francesco, un uomo cattivo, dissoluto e perverso.

La protagonista di questa favola nera, rimasta orfana di madre da bambina, venne messa in collegio ma rientrò a casa quando era adolescente e il padre si era risposato con Lucrezia Petroni. Già condannato per delitti infamanti e rimasto senza un soldo, l’uomo decise di recludere la figlia con la matrigna in un castello del Reatino per non farla sposare e non doverla fornire di una dote. Ma il motivo principale del risentimento di Beatrice nei confronti del padre erano gli abusi anche sessuali che il conte compiva sulla figlia. Un buon motivo per maturare un odio che la spinse all’omicidio. In realtà non era la sola a desiderare la morte del padre tant’è che, dopo due tentativi falliti, quando infine riuscì, l’omicidio del conte venne portato a termine da un nutrito gruppetto di famigliari e famigli: la matrigna Lucrezia, due giovani fratelli, un castellano e il maniscalco.

All’inizio l’omicidio passò per morte naturale: il conte venne trovato sotto una balaustra, da cui si credette fosse precipitato. In realtà era stato colpito con un mattarello e con un grosso chiodo e un martello. Le voci di popolo fecero partire diverse inchieste, ma fu infine il Papa in persona, Clemente VIII, a voler vederci chiaro in quella faccenda. Il corpo del conte venne riesumato e apparve chiaro che la morte non era stata causata dalla caduta.

Sottoposti a tremende torture, i congiurati finirono per confessare uno dopo l’altro. Al processo vennero tutti giudicati colpevoli e condannati a morte. Soltanto il fratello più giovane ebbe infine risparmiata la vita. Beatrice e la matrigna vennero condannate alla decapitazione con la spada. Le loro teste rotolarono l’11 settembre 1599 nella piazza di Castel Sant’Angelo gremita di gente. Tra il pubblico c’erano anche Caravaggio e la futura pittrice Artemisia Gentileschi, all’epoca ancora bambina, per mano al padre Orazio.

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